La Sultan Bey se ne va dopo 16 mesi

La nave turca era stata abbandonata dall’armatore. Era in buone condizioni ed è stata acquistata

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Abbandonata dall’armatore alla fine di giugno del 2020, ha lasciato il porto al traino di un rimorchiatore d’altura, il mercantile Sultan Bey, che sembrava destinato a un lungo soggiorno nelle acque ravennati fino a riempirsi di ruggine al pari di altre navi lasciate al loro destino. Questa volta il rischio è rimasto tale, anche se alla banchina Saipem, nei Piomboni, resta attraccato il Gobustan, sequestrato nella stessa occasione. Le due navi appartenevano al Gruppo turco Palmali. Il proprietario era Mübariz Mansimov, in carcere in Turchia accusato di aver appoggiato gli ideatori del fallito colpo di stato del 2016. Motivo del sequestro, i crediti vantati dai fornitori.

La nave, ancora in buono stato, è stata acquistata da un altro armatore turco che si è avvalso per l’espletamento di tutte le pratiche burocratiche dell’agenzia marittima ravennate Dcs Tramaco. Nei giorni scorsi ha lasciato l’ormeggio al traino di due rimorchiatori, con la presenza a bordo del Capo pilota Roberto Bunicci e l’assistenza degli ormeggiatori. Giunta in rada è stata presa in consegna dal rimorchiatore d’altura Mentores che la sta conducendo fino al porto turco di Tuzla, dove verrà messa in condizione di tornare a navigare con un nuovo nome. Si tratta di una nave che trasporta rinfuse solide ed è probabile che torni anche a Ravenna per trasportare materia prima per l’industria ceramica.

All’epoca del sequestro i marittimi, che non potevano scendere a terra, furono assistiti dal Comitato welfare per la gente di mare presieduto dal comandante Carlo Cordone e dalla Stella Maris di Padre Gandolfi.

Esattamente un anno fa, a fine ottobre 2020, i 16 imbarcati del Sultan Bey poterono prendere l’aereo della Turkish Airlines al Marconi di Bologna per Baku, in Azerbajan, mentre 15 giorni prima era stata la volta dell’equipaggio del Gobustan. Da giugno a ottobre, i marittimi vennero riforniti di prodotti alimentari, le navi ottennero il combustibile per far funzionare i generatori di corrente per consentire un minimo di vivibilità a bordo. Il comitato si fece carico di tutte le pratiche burocratiche prendere il volo per la Turchia. Uno sforzo, non da poco, se si considera che eravamo in periodo pandemico, con tutte le limitazioni agli spostamenti. "Ho visto nei loro occhi tanta commozione, tanta gioia e tanta speranza" raccontò Cordone al ritorno da Bologna. "Per il successo ottenuto nel rimpatrio dei due equipaggi non posso non ringraziare la rete di aiuti e solidarietà che mi ha sostenuto fin dall’inizio di questa vicenda. Sono stati mesi di lavoro serrato, dove non si è mai perso l’obiettivo finale, salvare quegli uomini e farli tornare nelle loro case".

lo.tazz.