
Il colosso all’asta dopo offerta vincolante di gruppo romano: la soddisfazione di Martelli (Fillea-Cgil) .
"Abbiamo ricevuto da Cmc rassicurazioni circa il passaggio di tutti i lavoratori. Penso che stiamo andando verso una soluzione capace di dare continuità lavorativa a 150-180 persone del solo Ravennate. Vanno poi considerati il volano dell’indotto e gli operatori impegnati nei cantieri all’estero".
Roberto Martelli, segretario generale del massimo sindacato di settore (Fillea-Cgil Ravenna) rappresenta a buon titolo ben più di uno spettatore qualificato della crisi che ha coinvolto Cmc. Fin qui un percorso decisamente complesso: basti pensare che il colosso di via Trieste il 29 maggio 2020 aveva ottenuto l’omologazione del concordato preventivo con continuità aziendale. Alla quale nella primavera 2024 si era sovrapposta una richiesta di fallimento da parte della procura ravennate in ragione di carenze nel pagamento dei creditori con conseguente procedimento pre-liquidativo via via rinviato dal giudice civile del tribunale di Ravenna in ragione degli elementi emersi circa aziende potenzialmente interessate all’acquisto nell’ambito della procedura di composizione negoziata per la soluzione della crisi d’impresa. Da ultimo nei giorni scorsi il tribunale di Bologna ha fissato per il 13 giugno alle 12 l’udienza per la vendita del ramo Costruzioni che comprende il marchio, i 597 dipendenti, una serie di infrastrutture, appalti e alcune partecipate. Il prezzo di partenza sarà di 17,1 milioni in virtù di un’offerta vincolante presentata nelle settimane scorse dalla romana Fin. Mar. Holding Due Spa, finanziaria del gruppo Todini Costruzioni Generali Spa.
Che ne pensa Martelli?
"Che stiamo andando verso una soluzione, anche perché c’è già una offerta concreta capace di tutelare tutti i lavoratori".
Che è quella della Todini Costruzioni: quando vi è arrivato il nome?
"Circa una settimana fa".
Prima ancora si era fatta avanti una società di scopo, la bolognese Icaro spv srl. E la sua offerta era stata inizialmente presentata come potenzialmente capace di scalare Cmc.
"Su questo fronte sapevamo di interlocuzioni in corso ma che forse non c’era copertura economica. Ad di là dei fattori legati alla copertura, va dato atto che quella società sembrava distante dal settore edilizio: capisco che Cmc si porti dietro il proprio know-how: ma se poi il vertice è un altro, ci possono essere complicazioni".
Con il nuovo soggetto romano ci sono già stati contatti?
"Nessuna consultazione preventiva. Noi abbiamo ricevuto rassicurazioni da parte di Cmc sulla sorte dei lavoratori. La cooperativa poi rimarrà dentro con una quota. Sempre che rimanga quella l’unica offerta: magari arriverà un altro soggetto con una offerta più garantista per i creditori".
Nel caso, i lavoratori?
"Il passaggio dei lavoratori e la continuità aziendale saranno elementi imprescindibili".
Crede che Ravenna possa conservare lo stesso significato per la nuova Cmc?
"Il mio auspicio è che la nuova impresa prenda Ravenna proprio come punto centrale della nuova attività".
Che clima si respira tra i lavoratori dopo questa svolta?
"Sono fiduciosi".
Qual è stato il momento di maggiore preoccupazione?
"Seguo la questione da quattro anni: circa due anni e mezzo fa fu indetta una manifestazione in piazza e fu fatto intervenire anche il ministero perché mancava liquidità: il timore era che tutto potesse andare a scatafascio. Poi piano piano è stata data fiducia a questa dirigenza e ne siamo venuti fuori".
Con gli stipendi a che punto siamo?
"I lavoratori vantano crediti nei confronti dell’azienda relativi all’inizio della procedura di crisi del 2018: si va da un minimo di poche centinaia di euro a qualche decina di migliaia di euro. Ai creditori è stata inviata una comunicazione nella quale si dice che sta arrivando a conclusione la procedura concordataria e che nei prossimi mesi si andrà a coprire. Si torna qui a quei 17 milioni di euro da incassare".
Andrea Colombari