Ladro seriale di Ravenna, chi è il Diabolik in trappola

Per gli inquirenti il 37enne dominicano Alex Matos sarebbe l’artefice di 55 colpi in pochi mesi. Lui si difende: "Sono innocente"

Ravenna, 28 luglio 2022 - Agile, efficace e rapido: qualcuno, esasperato dalla sua capacità di vaporizzarsi, lo aveva paragonato a Diabolik. Sembrava imprendibile insomma. E invece, almeno sec ondo la polizia, eccolo qua. Si chiama Alex Sandy Matos, è nato 37 anni fa a Santo Domingo e abita a Ravenna sin da piccolo. Per l’accusa, è insomma lui il ladro seriale che dal febbraio scorso ha tormentato i locali pubblici con decine di colpi fotocopia tra bar, ristoranti, stabilimenti balneari e altri esercizi commerciali.

Incastrato dal filmini del matrimonio

Preso il ladro seriale di Ravenna
Preso il ladro seriale di Ravenna

Gli investigatori della squadra Mobile lo hanno raggiunto lunedì sera in un’abitazione di San Michele per notificargli l’ordinanza di custodia cautelare in carcere emessa dal gip Andrea Galanti su richiesta del pm Stefano Stargiotti con l’accusa di avere compiuto numerosi furti pluriaggravati. Nell’occasione, sono stati recuperati una borsa e alcuni vestiti presumibilmente usati durante i colpi.

Per gli amanti dei numeri, sono 55 i furti tra febbraio e maggio passati al setaccio della polizia e attribuiti al 37enne, 12 quelli elencati nell’ordinanza. A questi, vanno aggiunti quelli realizzati tra giugno e lo scorso week-end per un totale dunque di oltre 70 colpi. Nell’interrogatorio di garanzia della tarda mattinata di ieri, il sospettato, alla presenza dell’avvocato difensore Gerardo Grippo, ha negato tutto: lui non c’entra nulla con quella impressionante sfilza di sortite notturne, ha detto al giudice e al pm aggiungendo di avere lavorato negli ultimi tempi, anche se in nero.

Deve però fare i conti con i tanti elementi raccolti dagli inquirenti soprattutto grazie all’analisi delle immagini delle telecamere di videosorveglianza. Nei filmati in questione si vede il ladro solitario forzare con naturalezza porte e finestre grazie a un palanchino. E poi passare con scioltezza attraverso lo sportello a vetri girevole sopra l’ingresso di un ristorante. E ancora strisciare come un marine sul pavimento di un bar per evitare l’antifurto volumetrico. E infine correre veloce abbracciato a un intero registratore di cassa.

Scene che hanno consentito alla Mobile di tratteggiare un unico modus operandi: sempre di notte e sempre a piedi, anche se dalla città c’era da raggiungere la riviera o le Bassette. Ma grazie a qualche appoggio e buone gambe, ecco che le distanze non erano un problema. E poi il bottino: perlopiù i fondo-cassa anche se il nostro non disdegnava neppure generi alimentari e apparecchi elettronici. Pure l’abbigliamento da ’lavoro’ ha restituito un unico sentiero investigativo: guanti, scarpe da ginnastica bianche, una borsa a tracolla (prima rossa e poi scura) colma di arnesi da scasso, jeans scuri con le tasche posteriori scolorite, uno scalda-collo e un berretto indossati in maniera tale da lasciare scoperti solo gli occhi. Attenzione spoiler. Ma di fatto è stato proprio grazie a quegli occhi che il 19 maggio è arrivata la svolta.

In particolare a riconoscere lo sguardo del sospettato, sono stati due investigatori di lungo corso che in passato avevano già avuto a che fare con il 37enne. L’uomo ha infatti precedenti di natura analoga tanto da avere trascorso alcuni anni in carcere: e quando si è avvicinato troppo a una delle 7 telecamere del ristorante ’Alle Torri’ di Marina di Ravenna (bottino: 100 euro e un I-phone), ecco lo sguardo da fotoromanzo noir che, secondo l’accusa, lo ha incastrato.

Colore, taglio degli occhi, forma delle sopracciglia, sagoma della fronte, sfumatura olivastra della pelle: proprio lui, hanno pensato gli investigatori. Il resto è arrivato grazie ai profili social del nostro. Ipotesi alternative? Solo una secondo il giudice: che esista un altro ladro vestito in maniera uguale, con la stessa camminata, la stessa corporatura e capace di agire con le stesse modalità.

Come dire che quello del Diabolik di Ravenna dovrebbe essere un caso ragionevolmente risolto. Tanto che il questore Giuseppina Stellino si è voluta complimentare con gli investigatori "per le minuziose analisi e l’impegno profuso, spesso in orari serali e notturni, e per la brillante intuizione che ha portato all’identificazione del sospettato".