"L’annata di caldo straordinario è stata favorevole per i vini rossi"

"Negli stand porteremo anche le prime bottiglie di Cagnina. La curiosità del pubblico è alta"

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Sarà nelle piazze di Giovinbacco anche con alcuni dei primissimi prodotti del 2022 l’azienda agricola Spinetta, realtà adagiata con i suoi 23 ettari di viti sui colli faentini della frazione di Santa Lucia, dove la pianura comincia a incresparsi diventando gradualmente Appennino. Qui Luciano Monti (in foto con la moglie) e la sua famiglia producono vini, grappe, ma anche acquavite e saba.

Luciano Monti, cosa raccontano i primi vini di questo 2022 climaticamente inedito?

"Negli stand porteremo le prime bottiglie di Cagnina. La curiosità del pubblico è alta: posso anticipare che troveranno un vino pieno, rotondo, profumato. Gli altri vini sono invece relativi all’annata 2021, fatta eccezione per i Sangiovese Riserva che datano indietro nel tempo fino al 2016. Possiamo dire che l’eccezionalità di questo 2022 riverberi sui vini, con un livello qualitativo generalmente molto alto. La siccità non ha colpito tutti in ugual modo: per i rossi è stata un’annata favorevole, per i bianchi un po’ meno".

Sul fronte delle quantità ci sono invece note dolenti, giusto?

"Non poteva non essere così, a fronte dei molti mesi di siccità. Parliamo di un 15-20% di produzione in meno. I prezzi ricalcheranno l’aumento riscontrato in quelli di vetro e sughero, per non parlare delle spese energetiche. Immaginiamo un +10%, in linea con l’inflazione".

Da sempre la vostra azienda ha compiuto una scelta identitaria forte in favore di vini autoctoni romagnoli: continuerete su questa strada?

"Sì: le piante ci hanno dimostrato di sapersi adattare. Questa non è la prima annata fuori da quella che consideravamo la normalità: le primavere precoci e le raccolte anticipate si susseguono, eppure i risultati rimangono ottimi. La Romagna insomma ha ormai un’identità vinicola chiara, una voce che ci viene riconosciuta ovunque grazie proprio al Longanesi, al Famoso, al Centesimino, oltre che a Trebbiano, Albana e Sangiovese. La curiosità verso i vitigni autoctoni è fortissima ovunque ci troviamo a proporli".

Rimarranno sempre vini romagnoli o troveranno posto anche altrove, come successo per il Sangiovese che punteggia le colline australiane?

"È possibile che qualcuno tenti delle avventure. Ma non dimentichiamo che un vitigno ha il suo habitat favorevole nei luoghi in cui si è sviluppato: la biologia non sbaglia. Inoltre il senso di vini come il Bursôn o il Centantico, prodotto da uve Centesimino, coincide con il racconto del territorio in cui sono sopravvissuti in un’epoca storica a loro non favorevole, e nel quale poi hanno riconquistato terreno e popolarità".

f.d.