L’area della Lotras immutata dopo tre anni

A lungo sotto sequestro, il magazzino bruciato nel maxi rogo del 2019 sa probabilmente demolito. Dai giorni successivi all’incendio è cambiato poco

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Lunare, apocalittico, postindustriale: i resti del magazzino Lotras System, andato in fiamme tre anni fa, si presentano oggi come un tempio alle porte della città, attorno al quale anche le minime correnti d’aria continuano a produrre fruscii, mormorii, scricchiolii.

Da quando se ne andarono gli ultimi pompieri, il magazzino è vissuto in un limbo: messo a lungo sotto sequestro da parte della Procura, ora, ad archiviazione avvenuta, potrebbe essere abbattuto. Gli animali selvatici non sono i soli ad introdursi all’interno dello stabilimento, le cui pareti sono in parte crollate su tutti e quattro i lati. Le immagini recenti che abbiamo potuto vedere raccontano che potrebbero essere entrati dei writer, come indicano alcuni graffiti.

Quello che resta del magazzino non è ritenuto dalle autorità pericoloso per la salute. Ma osservando dall’esterno l’area, mille giorni dopo il rogo si rimane ancora interdetti dinanzi agli elementi sopravvissuti del magazzino: il colonnato costituito dalle strutture portanti rimaste in piedi, ma soprattutto le lastre che componevano i tetti e le pareti laterali, rovinate al suolo di schianto, senza neppure frantumarsi. Oggi solcano la navata in tutta la loro lunghezza, ciascuna per decine di metri, quasi fossero camminamenti fra le dune circostanti. Dei materiali che erano stoccati qui non rimane che questo: dune di sabbia biancastra, dall’origine non ben decifrabile. Alcune scaffalature in ferro hanno resistito al rogo, e ancora oggi protendono verso l’alto le proprie tubature metalliche, quasi fossero canne d’organo. Altre scaffalature non ce l’hanno fatta: in quella notte si sono fuse, accartocciate, sono collassate su se stesse.

Filippo Donati