Lavora in corsia come la ex, ma non può vederla

Un intero reparto dell’ospedale è diventato offlimits per un infermiere: è quello dove lavora la donna, dalla quale deve stare lontano

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Non potrà più comunicare o avvicinarsi a meno di 500 metri dalla ex compagna, compresi tutti i luoghi da lei solitamente frequentati. Facile a dirsi, più complicato a realizzarsi visto che i due protagonisti di questo fascicolo aperto per stalking, sono colleghi di lavoro. Sì, tutti e due infermieri all’ospedale cittadino pur in differenti reparti. E così il gip Corrado Schiaretti, che ha emesso la misura restrittiva su richiesta del pm Cristina D’Aniello per pericolo di reiterazione del reato, ha risolto la potenziale impasse precisando che l’uomo non potrà avvicinarsi al piano dove la donna lavora.

Del resto secondo quanto lei ha riferito alla polizia, l’uomo, non rassegnato alla fine della loro relazione, spesso la affrontava proprio in ambito lavorativo blandendola talvolta, altre volte insultandola fuori dall’ascensore, mostrandole il dito medio o aspettandola nell’area del parcheggio riservata ai dipendenti. Il primo intervento, delle Volanti, risale al 9 aprile del 2021 per una lite tra i due proprio tra le auto. Ed è a partire da quella circostanza che il caso era poi approdato sui tavoli di Anticrimine e Mobile. La donna, pur specificando di non volere denunciare l’ex, ne aveva infatti chiesto l’ammonimento, misura non scattata (si procede d’ufficio per una contestata violenza privata). In quel frangente, aveva spiegato di avere conosciuto l’uomo proprio in ospedale alcuni anni addietro e di avere convissuto con lui per alcuni mesi. Poi per questioni ad avviso della donna legate alla gelosia di lui e alla sua non sincerità, la storia era finita. Ma a quel punto si era innescata una escalation andata avanti fino ad agosto nell’ambito della quale sono state inviate almeno 135 mail.

Secondo quanto sintetizzato dalla procura nella richiesta di misura cautelare (la custodia in carcere e in subordine il divieto di avvicinamento appunto), l’uomo aveva fatto ricorso a ripetuti messaggi usando Whatsapp e Facebook. E aveva pure iniziato a seguire la ex pure in banca o al mare facendosi persino ritrovare appostato sotto casa di lei. Numerose e assortite le minacce attribuite all’indagato: "Piuttosto mi faccio arrestare ma tu sei mia", "finiremo nella prima pagina del giornale", "ti sgozzo lentamente come un animale, anzi mi fai schifo e non voglio neanche sporcare le mani prendo un tizio che lo fa per 500 euro".

In una occasione, sempre secondo l’accusa, la avrebbe inoltre impedito di salire sulla sua auto parcheggiata all’ospedale frapponendosi tra lei e la vettura e tirando la donna per un braccio. Ieri mattina per l’indagato, incensurato e difeso dagli avvocati Tania Amoroso e Francesco Manetti, è stata la volta dell’interrogatorio di garanzia. Davanti al gip Schiaretti ha in buona sostanza detto di non essersi reso conto dell’insistenza usata con la ex dato che a suo avviso non c’era stata rottura definita tra loro due ma fasi alterne tra rotture e riconciliazioni. Ha poi assicurato che rispetterà la misura e ha precisato di avere chiesto alla direzione sanitaria l’accesso a diverso spogliatoio e da altro ingresso.