
"Lavori sull’argine del fiume Lamone, necessarie spiegazioni"
"Qualche tempo fa è emersa con chiarezza l’imbarazzante situazione del Santerno a Sant’Agata dove l’arginatura, appena rifatta e messa in sicurezza, dovrà essere demolita per rifare i binari di un ponte che, essendo non adeguato alla richiesta di sicurezza idraulica, ha contribuito al disastro che ha coinvolto l’intero abitato". Così scrive il geologo Claudio Miccoli che prende spunto da quanto accaduto a Sant’Agata per parlare dei lavori relativi all’argine sinistro del fiume Lamone all’interno del centro di Faenza dove "è stata compiuta un’operazione simile che poteva essere compiuta anche con tecnologie meno invasive. Adesso quel grosso varco viene chiuso riportando, e speriamo opportunamente compattando, i terreni asportati dall’argine, il tutto operando in condizioni di ristrettezza di cantiere che, inevitabilmente, impediranno di lavorare con la dovuta libertà di azione. Il tutto senza considerare quanto necessario in queste operazioni come la gradonatura delle pareti laterali e la movimentazione della attuale superficie di fondo scavo (operazioni necessarie per favorire l’ammorsamento tra l’argine in posto e il nuovo riporto) e la lavorazione dei terreni scavati che nel frattempo si saranno “asciugati“ perdendo umidità e quindi probabilmente con difficoltà ad essere adeguatamente compattati raggiungendo quelle resistenze necessarie a fare resistere complessivamente il nuovo “pezzo“ di argine". "Non sta a me chiedere a chi di dovere se tutto ciò è stato fatto o è stato previsto – aggiunge Miccoli – ma di sicuro ai cittadini di Faenza, così duramente provati, è necessario spiegare se era necessario lavorare in questo modo, in questo periodo, se i lavori sono stati eseguiti correttamente".