MILENA MONTEFIORI
Cronaca

Le amicizie con Pini: "Covato si è solo informato per l’amico dell’ex onorevole"

Le motivazioni della liberazione del funzionario della prefettura di Ravenna. A fine marzo la decisione sul rinvio a giudizio per l’accusa di corruzione.

Le motivazioni della liberazione del funzionario della prefettura di Ravenna. A fine marzo la decisione sul rinvio a giudizio per l’accusa di corruzione.

Le motivazioni della liberazione del funzionario della prefettura di Ravenna. A fine marzo la decisione sul rinvio a giudizio per l’accusa di corruzione.

Tra l’ex parlamentare della Lega, Gianluca Pini, e il 64enne funzionario di prefettura originario di Catania e dall’82 a Ravenna, Sergio Covato, c’è stato sì un contatto nel novembre 2020 ma in quell’occasione il primo aveva chiesto al secondo, suo conoscente da tempo per motivi politici, di prodigarsi sollecitando il rinnovo del porto d’armi per un amico. Non esistono però elementi indiziari da cui trarre la conclusione che Pini e Covato si accordarono in modo che il secondo si attivasse per velocizzare la pratica per la licenza dell’amico del primo a condizione che quest’ultimo procurasse un lavoro alla figlia del funzionario di prefettura. Tanto più che l’ipotesi che l’accordo tra i due fosse un ‘dare e avere’ (corruzione) è messa in crisi dal fatto che Covato si era disinteressato dell’impegno di Pini per la figlia, in particolare dopo che l’amico dell’ex parlamentare aveva ottenuto il rinnovo del porto d’armi il 1° marzo 2021. E in ogni caso Covato non poteva aiutare Pini se non reperendo informazioni sull’avanzamento della pratica relativa alla licenza per l’amico dell’ex onorevole. Questo, in sintesi, è il contenuto delle motivazioni depositate venerdì in merito alla revoca dei domiciliari e immediata liberazione di Sergio Covato, decisa dal Tribunale della Libertà di Bologna, su istanza degli avvocati difensori Carlo e Carlotta Benini. Dunque per il Tribunale della Libertà, in merito alle accuse di corruzione nell’ambito dell’inchiesta sulle amicizie dell’ex onorevole Pini, per il 64enne funzionario di prefettura non ci sono gravi indizi di colpevolezza e per questo si è deciso per la liberazione di quest’ultimo nel luglio 2023.

Sono state accolte le tesi delle difese, a partire dal rapporto di conoscenza tra Covato e Pini che andava avanti da tempo anche alla luce della comune battaglia politica (il funzionario di prefettura nel 2006 si candidò sindaco per An e fu consigliere comunale dello stesso partito). Inoltre Covato – si legge nelle motivazioni – non poteva fare altro che informarsi sul rinnovo del porto d’armi per l’amico di Pini, pratica ferma da mesi e comunque di competenza di vice prefetto e prefetto. Nessun funzionario di prefettura sentito, poi, ha sostenuto che Covato abbia sollecitato un avanzamento della pratica. Infine, non è possibile ritenere che esistesse un rapporto di ‘dare e avere’ tra Pini e Covato perché nulla è stato chiesto e il funzionario di prefettura si è informato in maniera asettica sulla pratica.

"Aspettavamo con ansia le motivazioni del Tribunale della Libertà – afferma l’avvocato Carlo Benini – perché eravamo convinti che avessero accolto le nostre tesi difensive. Così è stato e dalle motivazioni del Tribunale si è capito qual era la posizione di Covato, funzionario integerrimo che ha ricevuto diversi encomi nel corso della carriera". A fine marzo il gup del tribunale di Forlì, Ilaria Rosati, dovrà pronunciarsi sul rinvio a giudizio. "Abbiamo la speranza – conclude l’avvocato Benini – che il giudice si possa allineare a quelle che sono state le motivazioni del Tribunale della Libertà".

Milena Montefiori