Le bellezze segrete di palazzo Alpi

La visita guidata della Pro Loco nel giardino dell’edificio storico di corso Matteotti, aperto per l’occasione

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È stato il giardino interno di Palazzo Alpi – edificio storico in fondo a corso Matteotti – il primo appuntamento della rassegna ’Giardini segreti nel centro di Faenza’ organizzata dalla Pro Loco di Faenza. Guidate dal naturalista Sandro Bassi, ieri alcune decine di faentini si sono potute introdurre nel maestoso palazzo – quarantadue stanze in tutto, appena una manciata delle quali (quelle dove ha lo studio un noto avvocato, al piano terra, nei vecchi alloggi del custode) attualmente utilizzate – reso inconfondibile dalla facciata in barocco settecentesco, di colore rosato.

I partecipanti in particolare sono stati invitati a focalizzare l’attenzione su elementi quali le "sopracciglia" in cotto che sovrastano le finestre, oltre che sul basamento del muro leggermente "a scarpa".

La facciata risulta pressoché integra: riuscì infatti a salvarsi dai bombardamenti che si accanirono con particolare violenza sul palazzo: addirittura ventisei delle quarantadue stanze subirono danni ingenti. Appena oltre il portone e l’androne di ingresso tipico dei palazzi faentini si schiude il piccolo scrigno del giardino, dove sono ospitati agrifogli, magnolie, nespoli giapponesi (riusciti a fiorire complice il tepore degli ultimi inverni) ed un vecchio tasso, forse l’unico superstite dell’originario arredo vegetale citato sin da fine Settecento, e mutilato dal passaggio del fronte. Nel giardino è presente anche una vasca, oggi asciutta, progettata per allevare pesci e testuggini, mentre troneggiano due orci, caratteristiche delle produzioni di Impruneta, un tempo utilizzate per conservare olio, vino e granaglie. Il muro di fondo eretto alcuni decenni fa impedisce la vista dell’originario fondale prospettico, oggi parte del Rione Giallo. La visita guidata si è poi snodata in un un secondo cortile interno, parte di un palazzo di viale Marconi, e lungo viale Stradone, dove è stata rievocata la piantumazione degli attuali platani, risalente a metà Ottocento, e quella delle essenze che li precedettero: qui trovarono infatti casa molti ailanti, accompagnati da altre otto specie, provenienti, secondo il gusto dell’epoca, anche da America del nord, Asia e Africa.

Filippo Donati