Le bollette mettono a rischio i centri sociali

Dopo le difficoltà del Covid, il timore è di dover chiudere per i costi del gas: "Significherebbe un ritorno alla solitudine per tanti"

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La socialità degli anziani, un traguardo raggiunto con fatica dopo due anni di pandemia, rischia di essere di nuovo in discussione. Non più dal virus (sperando che la situazione non peggiori), ma dalle bollette. I centri sociali infatti, importanti punti di ritrovo, rischiano di trovarsi in grosse difficoltà per i rincari. L’estrema misura, quella della chiusura, nessuno vuole vederla: ma certo è che in luoghi frequentati dagli anziani è difficile pensare di abbassare molto le temperature. Così come appare non percorribile la strada dell’aumento dei prezzi per i servizi, vista la funzione sociale nei confronti di una porzione di popolazione già fragile.

"Come centri sociali dell’area comunale, ci siamo impegnati a fare un incontro per vedere come affrontare la situazione – dice Idio Antonelli, presidente del centro sociale le Rose –. Ovviamente anche le nostre ultime bollette hanno raggiunto prezzi alti: sono praticamente raddoppiate, ed è solo l’energia elettrica. Chissà quanto costerà il gas. Vogliamo capire bene di che cifre si parlerà, non vorremmo dover prendere provvedimenti seri come la chiusura del centro. Questo vorrebbe dire un ritorno alla solitudine per tanti, una situazione che abbiamo già vissuto con la pandemia". Proprio ora infatti, dopo due anni di cautele, i centri sociali stanno riprendendo le attività ordinarie: "Abbiamo fatto un bel programma e lo stiamo portando avanti – prosegue Antonelli –. È chiaro che il caro bollette mette in discussione la tenuta economica: i centri sociali, e il nostro non fa eccezione, non dispongono di risorse accantonate. Viviamo alla giornata. In questi mesi c’è stato comunque equilibrio tra entrate e uscite, ma a fronte dei rincari i rischi aumentano".

Al centro sociale la Quercia la presidente Patrizia Berardi non vuole pensare al peggio: "Faremo tutto il possibile per risparmiare – dice – ma certo è che in questo momento i centri sociali vivono un momento difficile. Con la pandemia i soci sono calati: alcuni sono morti, altri sono stati ricoverati in strutture. Le spese però ci sono e in qualche modo dobbiamo farvi fronte: oltre alle bollette sono aumentati anche i prodotti che compriamo per il bar, che non possiamo rivendere a prezzi alti perché gli anziani non possono permettersi di spendere grosse cifre. Molte delle nostre entrate derivano dai pranzi sociali, ma ultimamente non sono più come un tempo: la gente fatica a venire". Se la situazione dovesse peggiorare, il centro sociale la Quercia valuta di chiudere alcuni giorni: "Per esempio non teniamo più aperto la domenica: veniva poca gente, non aveva senso – prosegue Berardi –. Se quest’inverno vediamo che ci sono ’giornate morte’ chiuderemo, ma non sempre".

A Faenza il centro sociale Borgo vuole vederci chiaro. Da anni è il Comune a pagare mensilmente le bollette, per poi presentare a fine anno il conto ai volontari: "Ma così non sappiamo quanto pagheremo – dice il presidente, Valerio Ranieri –. Ora sto facendo i cambi delle utenze per risparmiare e per farmi un’idea di quanto andremo a pagare. Qualche mese fa il Comune in una riunione aveva detto che avrebbe intestato a noi i conti, vedremo. Il fatto di non sapere quanto abbiamo speso finora ci preoccupa". In attesa del ’verdetto’ il centro cerca di risparmiare e aumentare le entrate: "Stiamo lavorando per sopperire a questa angheria mondiale – prosegue Ranieri –. Facciamo molte cene, affittiamo i locali, teniamo corsi di ballo e ginnastica. Se i centri sociali non si attivano il rischio è che qualcuno debba chiudere".

Sara Servadei