Ravenna, "Blitz delle Iene, nessun reato"

Il gip archivia la denuncia presentata da un medico ravennate

Un'aula di tribunale (Foto d'archivio)

Un'aula di tribunale (Foto d'archivio)

Ravenna, 22 maggio 2019 - Psicofarmaci prescritti come dimagranti? Si era sentito preso di mira per quel servizio che il noto programma televisivo ‘Le Iene’ aveva mandato in onda circa il suo operato di medico. Perché – almeno secondo quanto Vladimiro Arveda aveva lamentato nella denuncia presentata a suo tempo –, l’approfondimento in questione conteneva «una parte minima di quanto girato presso il mio ambulatorio, montato in modo calunnioso e diffamatorio nei miei confronti» dato che «l’accostamento delle immagini tende a descrivere una realtà dei fatti non corrispondente a quanto avvenuto».

Il gip Andrea Galanti ha però ora definitivamente archiviato la posizione dei quattro indagati, non ravvisando nel servizio andato in onda su Italia 1 il 12 dicembre 2017, alcuna condotta di rilievo penale come del resto aveva chiesto il pm titolare Monica Gargiulo. Si tratta di un autore e di due editor video difesi dall’avvocato Michele Lombini. Oltre che della direttrice di Italia 1, Laura Casarotto, tutelata dall’avvocato Salvatore Pino.

La denuncia, presentata nel gennaio 2018 contro ignoti, conteneva precise richieste di chiarimenti alla magistratura su quattro reati: minacce, violazione di domicilio, molestie e diffamazione aggravata realizzata, secondo il 73enne medico ravennate, «con il fraudolento montaggio del girato».

Particolare riferimento questo a una paziente mostrata in video ma «a me sconosciuta, che, in seguito a una terapia dimagrante, sarebbe rimasta paralizzata».

Il Gip, respingendo l’opposizione all’archiviazione presentata dal medico attraverso l’avvocato Francesco Manetti, ha spiegato che «il fatto non sussiste», sia «in riferimento all’iniziale ingresso autorizzato nello studio» di via Cavour, «quanto in relazione al successivo trattenimento al suo interno», definito «né violento né minaccioso». E per quanto riguarda la diffamazione, per il giudice non c’è «una concreta e dimostrabile lesione della reputazione del medico» dato che «quanto rappresentato, corrisponde alla realtà di quanto accaduto». Per quanto attiene infine agli altri aspetti, «sebbene enfatizzati per esigenze di audience televisivo», rientrano comunque «nell’oggetto del servizio e nell’esteso perimetro dell’esercizio di diritto di cronaca giornalistica, notoriamente assai ampio».