Le opere di Versari in mostra al Museo diocesano di Faenza

L’artista continua la sua ricerca su tecniche e materiali antichi. L’esposizione proseguirà. fino al 24 luglio

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Dall’avvilupparsi della stringa all’addensarsi dell’atomo: cosmogonie in scena fino al 24 luglio negli ambienti rinnovati dell’antica sacrestia e della cappella invernale della chiesa di Santa Maria dell’Angelo.

Gli spazi espositivi del museo diocesano ancora per alcune settimane sono teatro di una personale di Enrico Versari, che qui ha portato una selezione di alcuni decenni della sua personalissima ricerca artistica, attuata mediante il ricorso fedele a tecniche e materiali tratti dalla storia dell’arte dei secoli passati. Gesso di Bologna, colla di coniglio, bolo armeno, lucidatura con pietra d’agata, levigatura, doratura: sono alcune delle tecniche e dei materiali di cui si serve Versari, di formazione filosofica prima ancora che artistica, per portare su rame, carta e ceramica gli "sgraffi" che popolano millimetro dopo millimetro le sue opere, in successione nelle due sale su cui si dipana la mostra, legate fra loro dal corridoio in cui si transita a ridosso delle piramidi del Borromini, icona della chiesa di Santa Maria dell’Angelo.

Lo sguardo di Versari è quello di un uomo del Rinascimento su un cosmo che non può non osservare con gli occhi di un contemporaneo. Se per gli antichi tutto era riconducibile a quanto accaduto nel giardino dell’Eden sotto gli occhi di Adamo ed Eva, o ai tempi della partenogenesi della dea madre Gea, nell’opera di Versari si intravede il processo che conduce la materia amorfa, avvolta nel silenzio dei primi istanti di spaziotempo, acquisire le forme perfette della sfera o dei solidi platonici. La caducità non è l’ultima parola neppure per le foglie delle ninfee, sintesi compiuta dell’incontro di acqua, aria e materia vegetale, il cui accartocciamento diventa il soggetto per alcune delle forme ritratte dall’artista. "Un’archeologia del profondo", la definisce Versari, "che ha una natura alchemica, intesa a trovare la regolarità nel caos. Nulla è una tabula resa", puntualizza, lasciando intendere che la materia contenga già in sé ogni suo possibile sviluppo. Versari ha portato in mostra anche alcuni disegni preparatori e delle lastre di rame, scenario dell’applicazione di tecniche ritornate alla vita dopo secoli di oblio, quali l’acquatinta e la maniera nera, affiancate a un’acquaforte.

"Stili che trasudano l’eredità dell’epoca in cui il nero cessò di essere l’assenza di luce, per diventare a tutti gli effetti anch’esso un colore", rievoca. Poco lontana è esposta una delle sfere in cartapesta realizzata con la tecnica che rese celebri le manifatture dei Ballanti Graziani. La mostra rimarrà aperta fino al 24 luglio, con ingresso libero dal giovedì alla domenica, dalle 16.30 alle 19. Il sabato mattina la mostra è visitabile anche dalle 10 alle 12.30.

Filippo Donati