Prosegue dalla prima pagina...Il pregiudizio di affinità è un meccanismo inconscio che ci porta a favorire coloro che percepiamo simili a noi, escludendo o diffidando di chi appare diverso. Come tutti i bias cognitivi, esso rappresenta un errore del pensiero, che limita le capacità di prendere decisioni razionali, influenzando il modo in cui si percepisce ed interpreta il mondo.
Per combattere il bullismo, è certamente utile l’educazione all’uso dei media e l’inasprimento delle sanzioni, ma bisogna anche intervenire sui meccanismi cognitivi alla base di questa forma di esclusione. In primis spiegando ai “bulli” che quei meccanismi limitano la loro capacità di “intelligere”, cioè la capacità della mente di intendere, concepire pensieri e formulare giudizi. Inoltre promuovendo un approccio educativo mirato a modificare questi schemi mentali: uno strumento efficace è la promozione di comportamenti cooperativi.
La cooperazione obbliga ad interagire con persone diverse, abbattendo le barriere del pregiudizio e creando nuove forme di appartenenza. Pertanto, per contrastare il bullismo, al di là della giusta punizione dei comportamenti aggressivi, occorre trasformare l’ambiente in cui questi attecchiscono e, come suggerisce l’Unesco nel rapporto “Re-immaginare i nostri futuri insieme”, ciò può realizzarsi costruendo una pedagogia della solidarietà, creando quindi le occasioni per mettere gli studenti a contatto con persone diverse da loro, per cultura, etnia, religione, eccetera. Il vero antidoto al bullismo non è solo la repressione, ma un’educazione basata sulla cooperazione e sul rispetto delle differenze.
Gianluca DradiPreside del liceo artistico ’Nervi Severini’ di Ravenna