"L’estate più secca dal 2012, ma il gran caldo non tornerà"

Il meteorologo Pierluigi Randi: "Calo del 70 per cento di pioggia rispetto a quanto atteso per la stagione. E la tendenza continua nel tempo: negli ultimi anni solo il 2014 fu sopra la media"

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Da una parte il sospiro di sollievo per l’assenza della temuta grandine. Dall’altra la delusione per quel quantitativo di pioggia che avrebbe indubbiamente giovato alle colture.

Sono i sentimenti che accomuno gli agricoltori della nostra provincia dopo le scarse precipitazioni dell’altro giorno su parte della nostra provincia. Territorio alle prese ormai da diverso tempo con il grave problema della siccità.

"Lunedì – spiega Pierluigi Randi, tecnico meteorologo certificato e meteorologo Ampro (Associazione meteo professionisti) – in effetti si sono sono registrati dei deboli temporali che tuttavia in alcune località, come ad esempio a Castel Bolognese, Faenza (Osservatorio Torricelli) e a Pinarella di Cervia, hanno determinato accumuli rispettivamente di 25.6, 15.6 e 13 millimetri di pioggia. Nel comprensorio lughese e in quello di Ravenna fino alla costa, si oscilla tra i 2 e 7 millimetri".

Si tratta delle prime vere piogge di agosto, mese che, se si esclude la notte tra i 4 e il 5 con accumuli di appena 1-2 millimetri, è stato completamente ‘asciutto’.

"È vero che manca ancora una settimana alla fine del mese osserva Randi –, ma al momento questo mese di agosto ‘viaggia’ con un deficit di pioggia dell’85 per cento, con una punta addirittura del 90 per cento nel lughese. Non solo, ma a pochi giorni dalla sua conclusione, l’estate meteorologica (che, a differenza della ‘classica’ estate astronomica, inizia il primo giugno e si conclude il 31 agosto, ndr), registra un meno 70 per cento di precipitazioni rispetto alle medie climatologiche ponendola, salvo sorprese nei prossimi sette giorni, come la seconda estate più secca degli ultimi 70 anni, dietro a quella del 2012, quando l’anomalia fu del 72 per cento. Inoltre, dal 2003 si sono archiviate soltanto due estati, ossia quella del 2005 e quella del 2014, con precipitazioni sopra la norma. Dal 2003, in estate abbiamo perso mediamente il 25 per cento di precipitazioni, a testimonianza che siamo di fronte ad una tendenza e non più ad uno scenario casuale o agli effetti alla cosiddetta variabilità interna del clima". Insomma, uno scenario che, in particolare tra gli agricoltori, già alle prese con le gelate tardive di fine marzo e con le numerose giornate di vento di garbino, desta non poca preoccupazione.

"In effetti – prosegue il meteorologo – la situazione è critica, tant’è vero che ad esempio segnatamente al mais si stimano perdite produttive oscillanti tra il 30 e il 40 per cento. Senza dimenticare che come nel ‘terribile’ 2012, in alcune zone del faentino i peri, proprio a causa della siccità, sono stremati e si seccano". Infine le sempre attese previsioni… "Alla fine di questa settimana non è da escludere un’altra fase instabile come quella di martedì, ma si tratterà di fenomeni che, come si dice in gergo, serviranno a ‘spegnere a malapena la polvere’. L’unica nota per così dire positiva è legata al fatto che il gran caldo non tornerà".

Luigi Scardovi