Liberazione nel segno del capitano Brunt

Le celebrazioni del 78esimo anniversario hanno visto il ricordo del militare inglese morto a Celle, che avrebbe compiuto cent’anni

"How bright these glorious spirits", dall’incipit del componimento scritto nel 1707 dal teologo inglese Isaac Watts. È l’epigrafe sulla lapide del capitano dell’esercito di Sua Maestà, John Henry Cound Brunt che proprio a ridosso dei giorni della liberazione di Faenza compiva 22 anni e oggi ne avrebbe cento. "Spiriti gloriosi che brillano" per la loro impresa finale, quella eroica che a Brunt il 10 dicembre del ’44 costò la vita mentre era acquartierato in una casa a Celle.

Brunt è sepolto assieme ad altri 1151 militari del Commonwealth, 886 inglesi, 25 canadesi, 4 australiani, 224 neozelandesi, 7 sudafricani, 5 indiani, un appartenente al Pioneer Corp dell’Africa del Sud, nella verde radura del cimitero di guerra di via Santa Lucia dove ieri mattina in occasione del 78° anniversario della liberazione della città si è svolta una duplice cerimonia: di commemorazione dei soldati del Commonwealth che "provenienti anche dall’altra parte del mondo e che nemmeno forse sapevano dove fosse l’Europa, vennero qua per dare a noi la libertà dal nazifascismo e fra il settembre del ’44 e l’aprile del ’45 morirono, giovanissimi, quasi tutti ventenni…" come ha sottolineato il sindaco Massimo Isola, e di ricordo del capitano Brunt, che fu insignito, postumo, dal re Giorgio VI, della Victoria Cross, la più alta onorificenza di guerra britannica.

Brunt è una figura che in Inghilterra, nella contea del Kent (era originario di Paddock Wood) è ancora molto presente. L’eroica impresa che gli meritò l’onorificenza si compì l’8 e il 9 dicembre del ’44 nella zona di Celle dove il plotone che comandava riuscì a rallentare la controffensiva della 90ª Divisione Panzer grenadier dando così modo agli Alleati appostati sulla sponda sud del Lamone di sferrare l’offensiva finale che il 17 dicembre portò alla liberazione. Ma Brunt non poté assistere al trionfante ingresso dei neozelandesi in città: il casolare in cui aveva ripiegato era stato colpito il 10 dicembre dai tiri dell’artiglieria tedesca.

Come non por mente, fra queste centinaia di lapidi, mentre risuonano trombe e cornamuse, che a poco più di mille chilometri verso est, tali tragici scenari si vanno, oggi, ripetendo! La figura del capitano Brunt e il cimitero di guerra di via Santa Lucia ricorrono anche nell’imponente lavoro dal titolo "Immagini dai luoghi della seconda guerra mondiale", prodotto dagli studenti delle quinte ‘A design’ e ‘A e B agro’ dell’istituto Persolino-Strocchi’ di Faenza sotto la direzione dei docenti e con la preziosa collaborazione degli esperti Enzo Casadio e Massimo Valli. La mostra è allestita al museo del Risorgimento, ma l’aspetto fondamentale è che il lavoro, per la prima volta svolto per Faenza, è on line nel sito resistenzamappe.it, specializzato nell’individuazione e ricostruzione di tutti i luoghi fondamentali dell’offensiva militare alleata, italiana e partigiana dal crinale appenninico alla vittoria finale. Quelli individuati nel lavoro degli studenti faentini sono undici: Case Grandi di Errano dove i conti Franco, Rino e Vincenzo vennero arrestati per aver dato ospitalità ai partigiani; Rifugio antiaereo nelle grotte di Castiglione; Villa San Prospero, all’imbocco di via Olmatello, base operativa delle Brigate Nere e luogo di tortura (da allora disabitata); Rastrellamenti e stragi di civili nelle case di Pergola, Celle, Pideura e Tebano; Quartolo, dove nel dicembre ’44 l’VIII Armata inglese riuscì a superare il fiume Lamone e occupare il monte Olmatello; Cimitero di Guerra del Commonwealth con il ricordo di Brunt; Hunter’s bridge, ovvero il ponte costruito in una notte sul Lamone a Quartolo; Celle, dove fra il 10 e il 14 dicembre le truppe alleate e tedesche si affrontarono a colpi di artiglieria (rimase ucciso il capitano Brunt); Castel Raniero dove l’ospedale allestito nella colonia e che ancora ospitava ammalati e l’unico medico, Roberto Gualdrini, fu bombardato; Casa Bianca, a Celle, conquistata dai Maori la notte del 15 dicembre, fondamentale per la successiva presa del ponte sul Senio; chiesa di Pideura, avamposto fondamentale per le sorti dell’offensiva da sud verso Faenza, conquistata l’8. Ogni luogo è corredato di foto d’epoca e attuali e illustrato con testi e testimonianze.

Carlo Raggi