"Licenziato perché disabile": Miur condannato

Sul caso di Salvatore Di Modica all’Itip Bucci di Faenza il giudice del lavoro ha deciso che è stata "violata la normativa antidiscriminatoria"

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"Vìolata la normativa antidiscriminatoria". Con questa motivazione il Miur è stato condannato a risarcire le retribuzioni non corrisposte a un 42enne Ata licenziato dall’Itip Bucci di Faenza perché la sua disabilità era stata ritenuta incompatibile con le mansioni da svolgere. Si è chiusa con una sentenza del giudice Dario Bernardi della sezione Civile del Tribunale di Ravenna, di martedì 22 giugno, la travagliata vicenda del tecnico di laboratorio Salvatore Dd Modica, oggi 42enne, originario della Sicilia ma trapiantato da anni nel Ravennate dove vive a Conselice.

La vicenda era stata riportata dal Carlino nel dicembre 2019, all’indomani dell’avvio, da parte dell’istituto coinvolto, di un procedimento amministrativo a suo carico per "verificare l’idoneità al lavoro (…), emergendo i presupposti per accertare l’idoneità alla mansione ricoperta, per tutela del lavoratore e dell’utenza" come si leggeva nella documentazione. Tutto è iniziato quando Di Modica aveva 15 anni e rimase coinvolto in un terribile incidente, riportando una totale disabilità fisica riconosciuta nel 2014, con indicazioni lavorative di "necessità di collocamento mirato con supporto di ausili eo con l’utilizzo di strumenti tecnici". Su queste basi Di Modica era stato inserito nelle graduatorie di istituto di terza fascia come personale Ata per il triennio scolastico 201719 in un istituto comprensivo del Lughese senza alcun problema. Anzi, nell’ottobre 2018 il medico competente dichiarava "idoneo Di Modica con prescrizioni e limitazioni per svolgere le mansioni di assistente tecnico – laboratorio di informatica". Nel 2018 il 42enne sottoscrisse un contratto a tempo determinato per le sue mansioni per 36 ore settimanali con un istituto faentino dove tutto filò liscio. Non altrettanto invece per l’anno scolastico successivo (201920) quando in qualità di assistente tecnico con decorrenza 14 settembre 2019, Di Modica sottoscrisse il contratto con l’istituto Bucci da dove, appena due settimane dopo partì la richiesta alla Medicina Legale-Ufficio Invalidi civili di Faenza, di "visita medica per accertamento di capacità lavorativa di dipendente in grave situazione di handicap". "Presupposto fondante – si legge nella disamina del caso da parte del Tribunale –: tale richiesta era stata rappresentata perché Di Modica aveva ricevuto un posto di assistente tecnico Area AR02 elettronica ed elettrotecnica". Il 21 novembre di quell’anno la Commissione medica nel verbale scriveva di una "disabilità parzialmente compatibile con attività professionale specifica ed altra attività informatiche ed impiegatizie-amministrative, esclusivamente sedentarie, previ adeguamenti ergonomici della postazione di lavoro ed in assenza di barriere architettoniche". Tra le note: "Trattasi di disabilità incompatibile con le mansioni di assistente tecnico elettronico ed elettrotecnico presso l’istituto Bucci, esiste compatibilità solo con alcune attività informatiche del tutto marginali rispetto alla totalità delle mansioni previste presso i vari laboratori didattici dell’istituto". Il 10 dicembre, l’istituto, sulla base del verbale dell’Ufficio invalidi decretava la risoluzione del rapporto lavorativo: "Il contratto è risolto per inabilità fisica (...) a decorrere dal 101212019".

Da qui è iniziata la battaglia legale di Salvatore, assistito dall’avvocatessa Giovanna Dell’Anna, contro il Miur. Fino alla condanna. "Avevo ragione, sono felicissimo" sono state le prime parole del 42enne. Infatti, nella sentenza di primo grado della causa civile il giudice Bernardi scrive: "Il tribunale accerta la violazione della normativa antidiscriminatoria ai danni di Di Modica da parte dell’istituto scolastico Bucci e dunque il Ministero; condanna quest’ultimo alle retribuzioni spettanti sino alla fine del contratto oltre a interessi, 5mila euro liquidati all’attualità e a rimborsare le spese di lite, 6mila euro". "Sono soddisfattissimo della sentenza che francamente mi ha stupito, è un diritto riconosciuto". Nel leggere tra le motivazioni della sentenza, il giudice sottolinea che "lo svolgimento Ata in laboratorio informatico risultava pienamente compatibile in concreto con l’abilità residua del ricorrente (Di Modica, ndr) che, come evidenziato da alcuni teste in fase istruttoria, si trattava essenzialmente di installare software per i computer degli studenti". Intanto la vita di Salvatore va avanti con il 42enne impiegato, per l’anno appena trascorso, nel polo tecnologico di Lugo con grandi soddisfazioni.