
La Kniffitz dopo la laurea è stata catalogatrice dei Fondi antichi e all’archivio storico della Classense "Trovai dietro a un armadio i disegni originari del progetto di Collamarini per il Mercato coperto".
+All’arte si era appassionata fin da quando, bambina, il babbo la portava per musei, prima a Roma poi Milano; e quando poi, ventenne, giunse a Ravenna a folgorarla fu l’arte musiva bizantina scoperta passo dopo passo visitando la città. Il percorso professionale di Linda Kniffitz si è sviluppato, dopo la laurea, in un crescendo culturale che l’ha vista guida turistica, catalogatrice nella sezione dei Fondi antichi e all’archivio storico alla Classense, quindi bibliotecaria impegnata anche nell’immane lavoro avviato dalla Regione di inventario dei beni culturali delle chiese per approdare poi, a inizio 2000, al Mar e qui diventare protagonista della messa in cantiere di cinque progetti europei che hanno portato alla catalogazione informatica di immensi patrimoni musivi, dai monumenti Unesco a quelli sloveni, croati e montenegrini, fino a organizzare on line ciò che è diventato il Centro internazionale di documentazione del Mosaico, una grande banca dati in cui le opere e i loro autori non hanno segreti. E si deve anche alla sua intuizione l’avvio, al Mar, di una sezione di arte musiva contemporanea che utilizza materiali ben diversi da quelli tradizionali.
Un cognome affatto ravennate, il suo...
"Infatti, il babbo era un profugo fiumano, riuscì a fuggire nel 1945, mentre invece un suo fratello fu deportato dai tedeschi in un campo di lavoro in Germania. Babbo trovò lavoro all’Agip come impiegato, prima a Roma, dove io sono nata, poi a Napoli, a Milano e, dal 1975, quando avevo 20 anni, a Ravenna".
In che anni eravate a Milano?
"Da metà degli anni Sessanta. Lì ho frequentato le medie e il Liceo Classico, in collegio, ma alla sera tornavo a casa. Furono i genitori, babbo Ferruccio e mamma Fernanda, a fare questa scelta, temevano il vento del Sessantotto...Le insegnanti, tutte suore, erano comunque aperte alla società, moderne, ci guidavano alla comprensione del mondo, c’era la lettura dei giornali, sia pure L’ Avvenire d’Italia e l’Osservatore Romano, un corso di cinema, andavamo alla Scala e al Piccolo Teatro agli spettacoli per le scuole...sono stati anni che mi hanno forgiato a fondo. E al sabato facevo volontariato alla Croce Rossa".
Erano anche anni tragici, dalla strage di piazza Fontana ai morti durante le manifestazioni di protesta...
"Tempi drammatici, ho visto lacrimogeni finire dentro alle carrozzine, gente col volto coperto di sangue, cercavo sempre di percorrere strade defilate...".
Dopo il diploma?
"L’Università, nel 1975, lettere moderne alla Cattolica con la prospettiva di un corso di specializzazione in storia della critica d’arte...fin da piccola, grazie al babbo che mi portava per musei, amavo l’arte, soprattutto l’arte e la letteratura greca, la loro visione ideale, e poi leggevo tantissimo...L’anno successivo, il trasferimento a Ravenna e qui, girando per la città, scoprii l’arte musiva parietale, l’arte bizantina che è un ritorno all’ideale dei greci dopo l’impronta realistica dei romani. E mi sono innamorata di quei mosaici che dalle pareti salgono alla volta superiore, metafora di dio come ultima salvezza...".
E ci fu anche il cambio dell’Università...
"Dall’austerità della disciplinatissima Cattolica al baillame di via Zamboni a Bologna, le lezioni superaffollate, le facoltà occupate, i cortei, il tragico marzo ‘77, anno in cui peraltro mi sposai. E svanì l’obiettivo della critica d’arte, un indirizzo non presente, che sostituii, visto l’impatto ravennate, con architettura e storia dell’arte bizantina e nel 1980 mi laureai con una tesi sulle immagini del potere nelle decorazioni paleocristiane e bizantine a Ravenna, Costantinopoli e Monreale. Dopodiché frequentai un corso per guide e accompagnatori turistici".
Un’attività all’epoca poco fiorente...
"A Ravenna c’erano solo quattro guide, la più nota era Wanda Gaddoni, era lei che accompagnava ad esempio le personalità in visita a Ravenna, era la responsabile della segreteria dell’Istituto Bizantino, un istituto estremamente attivo, si stampava la rivista Felix, si tenevano annuali corsi di cultura bizantina che accoglievano giovani da ogni parte d’Europa. Come guida lavoravo molto con le scuole, soprattutto quelle religiose, e con gruppi di alto livello. Nel 1985 vinsi un concorso per la biblioteca Classense".
Per quale ruolo?
"Era il tempo in cui la Regione aveva avviato il programma di catalogazione degli incunaboli e delle stampe e dopo un anno di corso cominciai questo enorme lavoro durato oltre due anni, fatto di studio dei manoscritti, di ricerca, di analisi della carta per accertarne le malattie etc.... Tenga presente che non c’erano i computer all’epoca, le schede si facevano con la macchina da scrivere. Dopodiché nel 1988 vinsi il concorso per il ruolo di bibliotecaria e proseguii anche l’attività di catalogazione di centinaia, migliaia di documenti..., pensi anche solo ai fondi donati".
Un lavoro mai fatto?
"Mai,durante questo riordino mi ritrovai fra le mani un po’ alla volta le ultime lettere di Corrado Ricci, morto nel 1934. Furono ordinate in un volume, il quarto. Ed era anche il tempo dell’imponente lavoro del censimento di tutti i beni ecclesiastici..., un lavoro che aveva in premessa una vastissima conoscenza artistica...".
Nel suo futuro c’era però il Mar, il museo d’arte della città...
"Stavano riorganizzando gli spazi della Pinacoteca, eravamo alla fine del secolo, mi chiamarono e come primo lavoro feci l’inventario del museo ornitologico...nell’occasione trovai dietro a un armadio i disegni originari del progetto di Collamarini per il Mercato coperto, poi nel 2003 ho avviato e diretto il progetto per la formazione di un Dipartimento che fosse un osservatorio permanente sul mosaico da cui poi è nato il Cidm, ovvero il Centro internazionale di documentazione sul Mosaico. Primo di cinque progetti europei che ho portato avanti negli anni, peraltro premiato a livello Ue".
Un lavoro, la documentazione, in cui lei aveva esperienza pluriennale alla Classense...
"Un impegno lungo anni, reso possibile dalla collaborazione informatica di Enea e altre istituzioni culturali, con l’impiego di 12 borsisti e che ha permesso di catalogare tutti i mosaici parietali di Ravenna, Venezia, Costantinopoli, Monreale e quelli pavimentali di Slovenia, Croazia e Montenegro, 1800 schede con migliaia di immagini, una banca dati on line mondiale unica del suo genere con un settore relativo anche ai mosaici contemporanei".
Fra i mosaici contemporanei ci sono anche opere risultato sì di tecnica musiva, ma utilizzando materiale vario...
"Fu un’idea mia e di Daniele Torcellini, organizzare, nel 2011, una mostra di opere realizzate con tecnica musiva, ma utilizzando materiale disparato, conchiglie, carta fil di ferro e altro...alla fine molti artisti donarono l’opera, altre le ‘raccolse’ Claudio Spadoni e così al Mar nacque la sezione in continuo divenire e ogni due anni si organizza il premio Gaem, ovvero Giovani artisti e mosaico...".
Carlo Raggi