"L’Italia e il grande sogno del Mundial 1982"

Il giornalista Beppe Tassi presenta alle 17.30 al Fantini Club di Cervia il suo libro ‘Dal cortile al Mundial’, "che non parla solo di calcio"

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’Dal cortile al Mundial, storia di una passione’ (Minerva) è l’ultima fatica che Beppe Tassi – ex vice direttore del Carlino, oggi editorialista deQs – presenta alle 17, al Fantini di Cervia, stimolato dai colleghi Paolo Reggianini e Luca Serafini.

Tassi, perché l’esigenza di questo libro?

"A 40 anni dalla finale del Mondiale di Spagna 82 ho riavvolto il film della mia carriera e ho realizzato che, il momento emotivo più intenso, è stato sicuramente quell’evento".

Paolo Rossi disse: "Per favore fermate il tempo".

"Effettivamente, se c’è una immagine che avrei voluto fermare nel tempo è proprio quella della finale di Madrid, a cui ho assistito da cronista, a pochi metri dal presidente Pertini, che esultava come un bambino".

La vittoria azzurra è stata dunque il motivo ispiratore?

"Sì, prendendo spunto da quella fortissima emozione, ho voluto andare a vedere come c’ero arrivato".

Ecco, appunto, come c’è arrivato?

"Giocando nel cortile, con la voglia di diventare giornalista". Tassi, siamo curiosi, qual era il cortile? Ed esiste ancora?

"Sì, certo esiste ancora. Il cortile, che noi chiamavamo la discesa, era, ed è, in via Protti, nel quartiere Mazzini a Bologna. La strada dove abitavo, delimitata da due discese al termine delle quali erano simulate le porte, veniva trasformata in un piccolo campo da calcio. Io ero Yashin e il mio amico era Eusebio".

‘Dal cortile al Mundial’ non è però un libro di sport...

"Esatto. Lo sport c’entra tanto, ma in realtà è un libro di formazione professionale. Il sottotitolo, ‘Storia di una passione’, rende l’idea".

Qual è il ‘fil rouge’? Forse la città di Bologna?

"Bologna c’entra. Il giorno dello scudetto del ’64 era il giorno della mia cresima. Ma c’è anche la strage della stazione, che documentai per VideoBologna".

Quante volte ha raccontato l’emozione della finale del Bernabeu?

"La prima volta la raccontai proprio il giorno dopo, sul Carlino, partendo dall’antefatto. Raggiungere Madrid fu infatti una impresa, 600 km, da Alicante, su una Lancia Beta ‘scassata’". E dopo il fischio finale?

"Ero il ‘pivello’ dei cronisti. Mi tocco l’intervista a Dino Zoff. Normalmente parlava a monosillabi, ma invece si aprì".

Tassi, si può chiedere ad un giornalista sportivo per quale squadra fa il tifo?

"Certo, tifo per il Bologna. Ma sempre in maniera equilibrata. Quando necessario, sono stato anche critico".

Roberto Romin