Ravenna, sorelle in guerra per cinque milioni di euro

Russi, il patrimonio di famiglia al centro di una serie di processi, l’ultimo per danneggiamenti. La madre fu interdetta: "Era ludopatica"

Ravenna, 25 ottobre 2022 - Il processo, uno di una serie, si celebra per la rottura di un registratore con l’aggiunta di presunte lesioni (un braccio torto), fatti per i quali due sorelle si accusano reciprocamente. In realtà dietro a quelle liti, in una famiglia ai ferri corti da tempo, si cela ben altro: il patrimonio di 5 milioni di euro, tra quote di una tipografia di San Pancrazio e polizze assicurative – più 140mila euro in contanti e una casa al mare – lasciato dal capofamiglia, deceduto nel 2008. Patrimonio rimasto alla madre, classe 1939, ma che per due anni è stato affidato alla cura di un amministratore di sostegno, su istanza di una sola delle figlie e del nipote, in quanto la ritenevano ludopatica.

La presunta ludopatia della madre è all’origine della contesa sul patrimonio (repertorio)
La presunta ludopatia della madre è all’origine della contesa sul patrimonio (repertorio)

La seconda figlia, invece, non era d’accordo e teneva le parti della madre 83enne, che ribellandosi a quel vincolo nell’agosto del 2019 aveva presentato una querela dicendo di essersi sentita "trattata male" e di ritenersi perfettamente in grado di badare al quel cospicuo patrimonio. Querela integrata nel gennaio 2020, dopo che il nipote avrebbe chiesto alla nonna possibili accordi sulle quote societarie. In quell’occasione si era frapposta la seconda figlia dell’anziana, che dopo una lite ha denunciato sorella e nipote, ora imputati: ieri si è celebrato quest’ultimo processo, l’accusa è danneggiamento in concorso.

La sorella denunciante, parte civile con l’avvocato Alessandro Totti, davanti al giudice Tommaso Paone ha raccontato che quel 5 gennaio 2020 aveva ricevuto la telefonata della madre per la visita inaspettata del nipote: "Abito lì di fianco, mi precipitai da lei perché era molto agitata. Mio nipote inizialmente non voleva farmi entrare: non lo vedevo da quando lui e mia sorella avevano fatto interdire nostra madre dal patrimonio. Volevo capire quanto fosse consapevole e quanto pilotato da mia sorella. Ammise che quella dell’amministratore di sostegno era stata una manovra della sua famiglia e aveva proposto alla nonna di mettere da parte tutto in cambio di una parte delle quote societarie e delle polizze".

All’esterno dell’abitazione si consumò una lite, col nipote che temendo di essere stato registrato chiese conto di ciò alla zia: lei gli mostrò un registratore spento, dicendo che le serviva per le lezioni d’arte, in realtà aveva registrato davvero la conversazione, ma col cellulare ("volevo tutelarmi"). Il nipote afferrò il registratore ’esca’ e ne nacque una baruffa con la zia, che voleva riprenderselo, ma alla fine l’apparecchio cadde e andò in frantumi. La donna lamentò dolore a un braccio, ma non si rivolse al pronto soccorso. Le grida richiamarono l’altra sorella, madre del ragazzo, che col marito stava facendo l’inventario nella vicina tipografia. La versione dell’imputata, difesa dall’avvocato Carlo Benini, è opposta.

Anzitutto fu lei a chiedere le cure mediche in quanto, dopo essere intervenuta in aiuto del figlio, sarebbe stata immobilizzata da dietro dalla sorella: "Lei mi ha girato un polso, non io a lei", ha detto. Ha ammesso che il figlio impugnava quel registratore tenendolo in alto e che era caduto nel tentativo della zia di riprenderselo. "Ottenemmo dal giudice la nomina di un amministratore (ora rimosso, ma il provvedimento pende in Cassazione) perché nostra madre spendeva al Lotto migliaia di euro. Proprio l’amministratore scoprì poi che beneficiaria di quelle polizze era solo mia sorella, quando le volontà di nostro padre era che fossero divise tra tutti".

Quel pomeriggio la zia avrebbe parlato al nipote "sottoponendolo a un interrogatorio: noi avevamo conservato le ricevute delle giocate al Lotto, lei gli voleva far dire che le aveva raccolte da terra. Mio figlio era andato dalla nonna semplicemente perché le voleva bene e per mettere pace nella nostra famiglia". Sentenza a marzo, quando verranno prodotti filmati e registrazioni.

l. p.