Lo Zingaro dopo i reati: "Devo drogarmi"

In aula le telefonate del killer di Ilenia Fabbri, un amico gli suggeriva la strada verso l’impunità: "Passa dal Sert, di’ che sei tossico"

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di Lorenzo Priviato

Finora tenuto in secondo piano rispetto al presunto mandante Claudio Nanni, forse perché reo confesso dell’omicidio di Ilenia Fabbri, finalmente si parla anche e soprattutto di lui. Pierluigi Barbieri, detto lo Zingaro, appare nervoso, dentro la gabbia trasparente della corte d’assise di Ravenna. Per tutta la giornata chiede alle guardie di entrare e di uscire, il presidente della corte Michele Leoni annota questo comportamento, l’imputato toglie la maschera dell’uomo di ghiaccio fin qui mostrata, risponde e si scalda, mentre il suo avvocato, Simone Balzani, cerca di rasserenarlo. Le domande del Pm Angela Scorza puntano a smontare, ritenendola strumentale, la sua richiesta di perizia psichiatrica, per arrivare a un’ipotetica incapacità o semi infermità mentale.

Alcune conversazioni registrate dallo stesso Barbieri, cervese trapiantato nel Reggiano, sono emblematiche al fine di valutarne la ruvida personalità. In una chiamata del 20 febbraio scorso Barbieri ha appena rimediato una condanna per una spedizione punitiva a Predappio, unitamente ad altri complici tra cui un avvocato ravennate. L’interlocutore è memorizzato come ’Luca Forlì’, mai individuato: "Cinque anni e quattro mesi, questi sono fuori di testa. Hanno dato più a me che ai coimputati, che avevano detto che io quello non lo avevo toccato", dice lo Zingaro. E l’amico Luca: "Non è che ti vengono a prendere". Lo Zingaro: "No, per adesso no. Adesso mi devo andare a drogare da qualche parte, solo che non conosco nessuno...". Per quell’estorsione Barbieri era già stato in carcere, in custodia cautelare, ed era uscito il 10 agosto 2020. Descrivendo quei fatti, con un altro interlocutore, diceva: "Gli ho buttato giù la porta della camera da letto, quel maiale grosso si era appoggiato e spingeva. Aveva telefonato ai carabinieri il bastardo... Mentre noi stavamo scendendo per le scale, i carabinieri stavano venendo. Appena finisce il coronavirus, devo andare a Napoli, che ci sono persone che hanno fatto una truffa: quelli lì devono pregare la madonna quando mi vedono".

Per l’accusa sono particolarmente significative un paio di conversazioni con tale Daniele B., nelle quali Barbieri studia un piano per garantirsi l’impunità in previsione di altri reati. Il 29 gennaio l’amico, poi deceduto, gli fa capire che "se vai al Sert hai una copertura di sei anni". Cioè, "se commetti un reato in flagranza ti mettono dentro, dopo 40 giorni sei fuori, come successo a me". Barbieri prende nota e il 7 febbraio 2021, il giorno dopo avere ucciso Ilenia Fabbri, richiama l’amico Daniele il quale ancora gli suggerisce "vai al Sert, dici che sei un tossicodipendente, ti mandano giù a pisciare, ti prendono appuntamento dallo psicologo". E Barbieri: "Ok, gli dico che da quando sono uscito dal carcere ci sono ricaduto, che ho ricominciato. E poi cosa ti danno?". Risposta: "Ti danno delle pillole, le prendi e le butti".

Un’altra telefonata, questa volta con Nanni, viene fatta sentire per dimostrare che il piano per uccidere Ilenia era già in essere. Il 19 febbraio, il giorno prima di subire la condanna per estorsione, Barbieri gli comunica che sarebbe venuto a Ravenna, ma Nanni sembra avere fretta: "Ci vediamo per un caffè tra un’ora e mezza, così ti dico delle cose. Se mi fermano dico che vengo a vedere la tua moto, che la vuoi vendere. Ci vediamo al solito posto". Ieri, sesta udienza del processo, sono stati sentiti diversi investigatori della squadra mobile che hanno ricostruito i passaggi frequenti a Faenza di Barbieri e gli incontri con Nanni attraverso incroci di celle telefoniche e le riprese della sua Toyota Yaris fatte dalle telecamere comunali. Su ammissione dello stesso Barbieri, vi erano stati anche due tentativi omicidiari precedenti poi sfumati, il 16 e il 30 ottobre 2020, sempre di venerdì, giorni in cui Nanni era assente per vacanze o per lavoro. Ma entrambe le volte, né dalle telecamere né dalle celle telefoniche, vi è un riscontro che Barbieri fosse venuto a Faenza. Lo fa rimarcare la difesa di Nanni, con l’avvocato Francesco Furnari, che mira infatti a minare la credibilità del killer dal momento che il meccanico faentino ha sempre negato di avere assoldato lo Zingaro per uccidere, bensì solo per spaventare la donna in quanto a suo dire rischiava di metterlo sul lastrico.