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«FARE il referendum su un tema come quello della Moschea è una scelta inopportuna». Il monito non arriva da qualche esponente politico coinvolto nel dibattito che da mesi infiamma la città, bensì dalla Curia ravennate. Monito affidato alle parole misurate dellavvocato Enrico Saviotti, portavoce ufficiale della Diocesi di Ravenna. La presa di posizione irrompe fragorosamente nel dibattito cittadino, che vede contrapporsi aspramente i due fronti pro e contro il referendum promosso da Alvaro Ancisi, ma che suona anche come un richiamo alla moderazione e alla comprensione su un tema così caldo. «Di per sè liniziativa del referendum è legittima sottolinea Saviotti , in quanto si tratta di un nobile istituto di partecipazione democratica. Ma su un tema delicato e complesso come questo, un tema che suscita pregiudizi da una parte e dallaltra, il referendum dovrebbe essere lultima scelta». Il rischio poi sarebbe quello di «avvelenare ulteriormente il clima». Sarebbe invece più opportuno, secondo il portavoce della Curia, «che un tema di questo genere venisse affrontato dagli organi politici nelle sedi istituzionali, certamente confrontandosi anche con i cittadini». Senza contare, aggiunge, «che non si sa bene quale sarebbe loggetto al referendum: moschea alle Bassette, sì o no? Moschea i tot metri quadrati, sì o no?».
Da qui lappello della Curia a tutte le parti politiche, perché «si siedano attorno ad un tavolo per trovare una soluzione condivisa, con serenità e prudenza, tenendo conto dei punti di vista di tutti».
PER QUANTO riguarda poi lopportunità o meno di costruire un luogo di culto islamico nella zona artigianale delle Bassette, lavvocato Saviotti ribadisce che la Curia preferisce non esprimersi. Come già sottolineato in passato, suggerisce però che «il criterio da seguire nella costruzione della moschea sia quello della proporzionalità con le reali esigenze della comunità islamica ravennate». Un calcolo, secondo Saviotti, non troppo difficile da realizzare considerando che «a Ravenna cè già unesperienza precedente di luogo di preghiera islamico». Quindi, «perché non partire da lì per ricavare qualche indicatore utile?».
Alessia Gozzi
«FARE il referendum su un tema come quello della Moschea è una scelta inopportuna». Il monito non arriva da qualche esponente politico coinvolto nel dibattito che da mesi infiamma la città, bensì dalla Curia ravennate. Monito affidato alle parole misurate dellavvocato Enrico Saviotti, portavoce ufficiale della Diocesi di Ravenna. La presa di posizione irrompe fragorosamente nel dibattito cittadino, che vede contrapporsi aspramente i due fronti pro e contro il referendum promosso da Alvaro Ancisi, ma che suona anche come un richiamo alla moderazione e alla comprensione su un tema così caldo. «Di per sè liniziativa del referendum è legittima sottolinea Saviotti , in quanto si tratta di un nobile istituto di partecipazione democratica. Ma su un tema delicato e complesso come questo, un tema che suscita pregiudizi da una parte e dallaltra, il referendum dovrebbe essere lultima scelta». Il rischio poi sarebbe quello di «avvelenare ulteriormente il clima». Sarebbe invece più opportuno, secondo il portavoce della Curia, «che un tema di questo genere venisse affrontato dagli organi politici nelle sedi istituzionali, certamente confrontandosi anche con i cittadini». Senza contare, aggiunge, «che non si sa bene quale sarebbe loggetto al referendum: moschea alle Bassette, sì o no? Moschea i tot metri quadrati, sì o no?».
Da qui lappello della Curia a tutte le parti politiche, perché «si siedano attorno ad un tavolo per trovare una soluzione condivisa, con serenità e prudenza, tenendo conto dei punti di vista di tutti».
PER QUANTO riguarda poi lopportunità o meno di costruire un luogo di culto islamico nella zona artigianale delle Bassette, lavvocato Saviotti ribadisce che la Curia preferisce non esprimersi. Come già sottolineato in passato, suggerisce però che «il criterio da seguire nella costruzione della moschea sia quello della proporzionalità con le reali esigenze della comunità islamica ravennate». Un calcolo, secondo Saviotti, non troppo difficile da realizzare considerando che «a Ravenna cè già unesperienza precedente di luogo di preghiera islamico». Quindi, «perché non partire da lì per ricavare qualche indicatore utile?».
Alessia Gozzi
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