C’era una volta un’’Isola felice’, anzi no… Un ospedale ’felice’. Si apre più o meno in questo modo l’ultima fatica letteraria di Hedda Forlivesi, poetessa, scrittrice ed ex dirigente Ausl, originaria di Alfonsine, dove attualmente vive. Il manoscritto al quale sta lavorando da mesi narra dell’evoluzione della struttura ospedaliera Giulio Gamberini di Alfonsine dal momento in cui vide la luce, a metà del 1800, fino a quando, in tempi decisamente più recenti, è stata smantellata nell’ambito della riorganizzazione decisa per la sanità del territorio. Ora, rileggendo la storia a distanza di anni, in un periodo in cui quella stessa sanità sta vivendo momenti di crisi dovuti alle carenze ormai note di personale medico e infermieristico, di fondi e strutture, quella storia assume ancora i connotati della favola.
"È un libro scritto a più mani – spiega l’autrice –, un pentagramma ricco di belle note. Dai suoi contenuti vorremmo che si respirasse aria pulita: l’orgoglio di appartenenza, lo spirito di corporativismo, nel tentativo di assemblare le forze di ciascuno a beneficio della comunità. Il malato è il pezzo forte di questa collezione di episodi, immagini e versi. Tutto ci racconta il momento particolarmente felice della vita lavorativa di questa piccola comunità, un guscio di noce nel mare ’sempre in tempesta’ della sanità".
Il percorso lavorativo di Hedda Forlivesi è partito proprio all’interno di quell’ospedale, nel quale si occupava di amministrazione. Passo dopo passo ha vissuto le trasformazioni che si sono verificate fino alla sua chiusura, negli anni ’90. La favola, allora, terminò con la speranza di un lieto fine che oggi si fa fatica a identificare. "Forse alcune delle cose contenute al suo interno daranno fastidio – sottolinea Forlivesi –. È giusto però rendere omaggio a tutti coloro che hanno reso possibile quella favola che in tanti, soprattutto dagli anni ’70 in poi, ci invidiavano". Oltre a racconti e documenti, il libro contiene anche le immagini dei protagonisti di quell’’isola felice’ di cui è importante ora non si perdano le tracce.
m.s.