UMBERTO SUPRANI
Cronaca

L’ultimo della Robur. Addio a Roberto Tazzari

Aveva 94 anni e con Ravenna vinse quattro scudetti, era il superstite di una squadra gloriosa che ha lasciato il segno nella pallavolo.

L’ultimo della Robur. Addio a Roberto Tazzari
L’ultimo della Robur. Addio a Roberto Tazzari

Dopo neanche due mesi dal suo amico ’Palino’ Mazzucca, l’altro ieri è scomparso Roberto ’Ciocia’ Tazzari, l’ultimo dei campioni della Robur che fecero epoca nei primi anni della pallavolo italiana nell’immediato dopoguerra. Si è così concluso un ciclo di giovani e giovanissimi (c’erano anche sedicenni e diciassettenni) che raccolsero il seme di uno sport, gettato per la prima volta nel nostro Paese, a Porto Corsini, nel 1917, dai militari americani impegnati nella Grande Guerra, poi diventato fra i più seguiti e popolari.

Tazzari, che lascia la moglie Angela e i figli Manuela e Giorgio, aveva 94 anni, e - una volta attaccate le scarpette al chiodo a metà degli anni Cinquanta - aveva sempre condotto una vita riservata, fedele al suo carattere schivo, di poche parole. Non mancava peraltro di partecipare a quegli appuntamenti in cui il ricordo della ’sua’ Robur veniva portato ad esempio, a testimonianza di un periodo così complicato e delicato.

Di scudetti Roberto ne vinse quattro; non era in prima squadra nel 1946, poi negli altri (1947,48,49 e 52) era titolare inamovibile per le sue caratteristiche sia fisiche - elevazione e scatto - sia tecniche che agonistiche. E nelle ultime due edizioni vittoriose, la squadra del Ricreatorio, allenata da Angelo Costa, s’impose senza subire neanche una sconfitta (allora era permesso il pareggio sul 2-2) e Tazzari ne era il capitano, una fascia ereditata da un altro grande bluceleste come Orfeo Montanari.

Il suo palmarès è implementato ed onorato da due partecipazioni agli Europei, prima Roma 1948 con la medaglia di bronzo conquistata assieme ad altri ravenati quali Baccarini, Montanari, Saragoni e Sforzini, lui portacolori dell’ Adriatica; poi Parigi 1951 ottavo posto col concittadino Lorenzetti; ed una al primo Mondiale della storia nel 1949 a Praga con gli azzurri ottavi, fra cui i compagni di squadra Baccarini, Borghi e Fabbri. Ha chiuso la carriera con 19 presenze nella nazionale maggiore, ovvero il roburino - assieme a Mazzucca - con maggior numero di presenze azzurre. Ed allora si giocava col contagocce, al massimo cinque-sei partite a stagione, non 20-30 come ai giorni nostri.

Sulla grande Robur cala così il sipario, un’epopea quella del Ricreatorio compiuta da dirigenti, giocatori e da un tecnico accomunati da voglia di riscatto, da una passione incredibile e da uno spirito di squadra che aveva appassionato ed avvinto la citta intera, pur ancora impegnata nel fare i conti con i devastanti danni del secondo conflitto mondiale.