"Ma tuo padre non sapeva che c’ero io, vero?"

Dalle intercettazioni emergono i primi dubbi di Arianna e della fidanzata, unica testimone dei fatti, presente durante l’aggressione

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Se in pubblico ha sempre strenuamente difeso il padre, in privato con la fidanzata ha iniziato a farsi delle domande. E’ quanto emerso dalla intercettazioni che, assieme a molto altro materiale, hanno portato all’arresto di Claudio Nanni e Pierluigi Barbieri. La figlia 21enne Arianna (foto), dopo la separazione tra i genitori avvenuta nel 2018, aveva scelto di abitare con ciascuno a turno per una settimana. La giovane davanti ai cronisti ha sempre difeso il 54enne. E anche quando alle prime ore di mercoledì la polizia è andata a prendere l’uomo (erano presenti sia lei che la fidanzata del 54enne), la giovane si è detta convinta che il genitore sarebbe tornato libero all’indomani altrimenti lei avrebbe fatto "un casino" in Commissariato. Ma – ha annotato il gip Corrado Schiaretti sulla scorta del materiale raccolto nelle indagini di squadra Mobile e Sco coordinate dal pm Angela Scorza – in privato la giovane ha cominciato a "rielaborare criticamente i ricordi". A indicarlo, in particolare c’è una intercettazione ambientale del 12 febbraio. A parlare sono Arianna e la fidanzata 20enne, ovvero l’unica testimone oculare del delitto e per questo ora sotto protezione. Il ragionamento parte dalla presenza della giovane nell’abitazione proprio il giorno del delitto (Nanni a caldo ha già avuto modo di ammettere che lui non lo sapeva).

La 20enne dice ad Arianna: "Tuo padre lo sapeva che c’ero io". L’altra replica: "Io l’ho detto a mia mamma". E allora la 20enne intuisce che "non lo sapeva che io c’ero…non glielo avevi detto". Un dettaglio molto importante in chiave accusatoria perché rientra nei "due inconvenienti imprevedibili" che hanno fatto naufragare il piano originario: la "scarsa professionalità del killer" (Ilenia è riuscita a difendersi e a urlare) e la presenza della testimone appunto. La fidanzata era solita restare in quella casa nei weekend: ma eccezionalmente aveva esteso al venerdì sera la sua presenza per festeggiare i tre anni assieme con Arianna. Perché altrimenti il sicario, secondo gli inquirenti, avrebbe avuto tutto il tempo di rovistare nei cassetti e apparecchiare una messinscena: quella di un furto finito male. Nel caso, sarebbe toccato ad Arianna, di ritorno nel pomeriggio da Lecco, trovare il cadavere della madre strangolata. Sì: strangolata e non sgozzata: perché il killer - secondo l’accusa a riprova della sua poca professionalità – si era mosso per ucciderla a mani nude forte anche della sua stazza. Ma la imprevista reazione della donna, lo aveva spinto verso un’arma del delitto occasionale: quel coltello in ceramica recuperato da un lavello.

Un quadro confermato dagli esiti dell’autopsia allegati agli atti: la donna presentava lesioni a polsi e mani compatibili con segni di difesa passiva e il trascinamento giù per le scale. Al collo inoltre aveva lesioni probabilmente determinate da un "tentativo di strozzamento". Infine le ciocche di capelli e l’orecchino strappato, indicano che Ilenia era riuscita a scappare e che il sicario aveva cercato di trattenerla. Quindi l’aveva sbattuta contro il pavimento e finita con il coltello preso dallo scolapiatti. Infine la fuga: subito e senza il tempo necessario per la messinscena.

Andrea Colombari