
Domenico Montanari, 64 anni, fu trovato impiccato nella storica macelleria di Faenza: due persone sono state rinviate a giudizio per omicidio
Faenza (Ravenna), 9 aprile 2025 – Era l’alba del 25 luglio 2019 quando Domenico Montanari, 64 anni, fu trovato impiccato nella storica macelleria di Faenza della quale era contitolare. In un primo momento gli investigatori ritennero che si fosse trattato di un suicidio.
E invece per la morte del negoziante, il Gup Andrea Galanti ha rinviato a giudizio due persone per omicidio aggravato in concorso. Si tratta del 55enne ex vigile urbano Gian Carlo Valgimigli e del 31enne di origine albanese Daniel Mullaliu, fratello dell'allora compagna del primo. Per i due, difesi dagli avvocati Lorenzo Valgimigli e Luca Donelli, alla richiesta di archiviazione della Procura, il Gip Janos Barlotti aveva ordinato una imputazione coatta.
All'inizio il caso era stato inquadrato come il gesto estremo di un negoziante sfinito dallo strozzinaggio: tanto che l'ex vigile urbano - che gli aveva prestato soldi con interessi da capogiro - era stato condannato per morte come conseguenza di altro reato, per l'appunto l'usura.
L'ipotesi omicidio aveva preso corpo più di recente quando nel carcere di Ferrara un compagno di cella di Valgimigli (pregiudicato anche per reati di stampo mafioso) aveva a suo dire ricevuto confidenze dal 55enne proprio sul possibile omicidio del macellaio faentino. Tanti particolari quelli poi riferiti in Procura: come il tipo di cordino usato (di nylon), il tipo di azione imbastita (il 55enne che dà appuntamento al 64enne nel suo negozio e poi tre complici che arrivano da dietro e lo immobilizzato rapidamente) e il movente (il macellaio, stufo di pagare, voleva denunciare).
Per la Procura tuttavia esistevano scenari alternativi: ovvero il pregiudicato poteva avere parlato solo per avere benefici con il Tribunale della Sorveglianza. O Valgimigli poteva avere millantato per accreditarsi con un delinquente di rango. Da qui la richiesta di archiviare. Ma per il Gip, le confidenze sono credibili, tanto che hanno restituito particolari mai usciti sulla stampa. E poi la scena del crimine rasentava dettagli inquietanti: la luce era spenta, il telefonino era in ricarica (azione non compatibile con uno che voglia togliersi la vita) e il macellaio toccava con i piedi per terra. Da ultimo secondo testimonianze, il macellaio, che peraltro si prendeva cura di una familiare, mai si sarebbe tolto la vita anche se indebitato in maniera tale da avere pure affidato all'ex vigile urbano la mediazione per vendergli casa.