
Il tribunale di Ravenna
Era il pomeriggio del 21 maggio 2023. Non un giorno di una qualsiasi primavera: ma la primavera delle due alluvioni, una a inizio e una verso fine di quel mese. Tempeste, esondazioni, frane. Una minaccia per uomini e animali. Ecco spiegato il contesto della sortita compiuta quel pomeriggio nell’allevamento ’Martini’ di suini a Villanova di Bagnacavallo da quattro volontari dell’associazione ’Horse Angels’.
Salvo poi finire tutti nei guai con la giustizia. Perché alcuni dei maiali, spaventati, erano deceduti per asfissia nella calca; altri erano morti annegati. Tre i reati contestati di conseguenza dalla magistratura. Il danneggiamento dei cancelli d’ingresso. La violazione di domicilio. E da ultimo l’uccisione di animali.
Ieri mattina al termine del rito abbreviato celebrato nel contesto dell’udienza pre-dibattimentale davanti al giudice Piervittorio Farinella, i quattro imputati hanno rimediato assoluzioni con varie formule e, solo in un caso, una modesta condanna (una multa da 40 euro). La procura aveva invece chiesto condanne per tutti e tre i reati contestati. Gli imputati, difesi dall’avvocato Alberto Padovani, sono un 40enne di Savio, un 25enne di Fusignano, un 28enne di Bizzuno e un 58enne di Bagnacavallo.
Il giudice, con motivazioni di sentenza che verranno depositate entro 90 giorni, ha stabilito che che per quanto riguarda l’uccisione di animali, "il fatto non costituisce reato"; che per il danneggiamento, "il fatto non sussiste"; infine per la violazione di domicilio, il reato è stato derubricato in ingresso abusivo di fondo altrui: ciò ha portato a tre assoluzione per particolare tenuità del fatto (articolo 121 bis del codice penale) e la condanna appunto a una multa da 40 euro.
La difesa in sintesi ha sostenuto per i danneggiamenti che dal punto di vista tecnico l’imputazione non reggeva perché non c’era stata violenza o minacce a persona e non era stata dimostrata l’entità dei lamentati danneggiamenti.
Per l’uccisione di animali, sempre per la difesa non era stato dimostrato che i decessi si fossero verificati proprio in conseguenza della condotta dei quattro i quali, comunque sia, non avevano certo avuto l’intenzione di uccidere. Infine per quanto riguarda la violazione di domicilio, secondo il legale tale reato non poteva configurarsi perché i luoghi di lavoro non rientrano nella nozione della privata dimora come descritto dalla specifica norma. In quanto all’azione dei quattro, per il loro legale era stata organizzata per liberare quegli animali perché - a loro avviso - nessuno se ne stava occupando da giorni. Le intenzioni erano salvifiche insomma: ma nel mezzo dell’azione, si erano resi conto che non ci sarebbero riusciti.