Ravenna, maltrattamenti agli anziani. Insulti e mortificazioni dalla badante kapò

Si tratta di una 65enne bulgara che si accaniva in particolare su una 94enne

Ravenna, maltrattamenti sugli anziani della casa famiglia. Arrestata la badante kapò

Ravenna, maltrattamenti sugli anziani della casa famiglia. Arrestata la badante kapò

Ravenna, 14 settembre 2018 - «Deve morire questa idiota, parassita», «non ti vuole nessuno, capisci? Devi morire in carrozzina». Ingiurie, soprusi, percosse e minacce. Il tutto con cadenza quotidiana. Principalmente alle 7 del mattino e alle 19, gli orari del cambio e delle necessità igieniche della signora che aveva in custodia. L’indagine che ha portato all’arresto di una 65enne della Bulgaria, con l’accusa di maltrattamenti nei confronti di varie anziane, fa emergere il ritratto della badante kapò. Che avrebbe trasformato la casa famiglia da lei gestita in un lager e reso un inferno, in particolare, la vita di una donna di 94 anni, non autosufficiente e impossibilitata a ribellarsi in ragione dell’età e dello stato di salute.

L’indagine è scattata in seguito a un esposto anonimo recapitato al sindaco e affidato alla polizia municipale, nel quale venivano riferite violenze verbali e insulti provenire dallo stabile in pieno centro, che ospita una casa per anziani, diretti verosimilmente agli ospiti.

Il sindaco: "Denunciate episodi come quello della badante violenta"

Frasi choc, confermate al telefono da un’altra cittadina, allarmata per aver sentito da quella strada da cui passava spesso le urla di quella donna con accento dell’Est. Altri vicini ancora hanno suffragato i sospetti: una sera arrivò la guardia medica, la badante non voleva farla entrare tanto che il dottore dovette scartarla di forza. Una volta informata, la Procura ha lasciato la delicata investigazione in mano alla Municipale. Il comandante, Andrea Giacomini, ne ha illustrato l’esito lodando la professionalità degli agenti e mettendo in evidenza il ruolo del Corpo in attività così delicate, al pari delle altre forze di polizia.

Tutte le accuse sono state documentate attraverso microfoni e microcamere installati dagli agenti entrati a fine agosto nelle stanze con un pretesto. Un’attività di intercettazione ambientale che ad un certo punto ha rischiato di andare a monte in quanto la badante è stata trasferita in un’altra struttura della stessa compagine societaria. E questo – scrive il giudice nell’ordinanza di carcerazione – non si sa se a causa di una fuga di notizie o su impulso dei gestori perché allertati da altri del comportamento della badante. Resta dunque da capire se i titolari fossero o meno al corrente della situazione. Per ora incorreranno solo in provvedimenti amministrativi dovuti al fatto che non avevano presentato certificazione di inizio attività entro i termini previsti, rendendo quella struttura in condizione di abusivismo, ma che per ora resta aperta in ragione della presenza di altre sei anziane ospiti.

Fatto sta che dopo il trasferimento della badante bulgara le violenze in quella struttura sono cessate e anche le altre donne, che pure non subivano passivamente e rispondevano per le rime, hanno tirato un sospiro di sollievo. Di certo si sa che almeno in una circostanza una delle altre ospiti aveva riferito ai familiari che la 94enne era stata schiaffeggiata solo perché aveva fatto cadere delle briciole. Ma loro non vi avevano dato troppo peso, ritenendolo un episodio isolato. Altro aspetto inquietante è che l’anziana presa di mira era seguita dalla stessa badante da almeno tre anni, sebbene in altre strutture dello stesso gruppo. Ciò che l’indagine deve ancora chiarire è proprio da quanto tempo andavano avanti soprusi e vessazioni ai suoi danni. Lei, del tutto indifesa, e non in grado di testimoniare su episodi del passato.