"Maltrattamenti su un anziano", badante arrestata a Ravenna

L'episodio in una casa famiglia, in carcere una delle assistenti

Ravenna, la casa famiglia dove sarebbero avvenuti i maltrattamenti (Foto Zani)

Ravenna, la casa famiglia dove sarebbero avvenuti i maltrattamenti (Foto Zani)

Ravenna, 16 giugno 2019 - Capitava che mangiassero tutti quanti e lui no. A lui, in quelle occasioni, in sala da pranzo per ordine di lei veniva servito il piatto vuoto e rovesciato sul tavolo. Un modo per mortificarlo, almeno secondo l’accusa, a fronte del suo rifiuto di farsi lavare: punizioni che avrebbero conosciuto il loro apice il 16 maggio scorso quando la donna, aiutata da una collega connazionale, all’interno del bagno della casa-famiglia per anziani ‘Villa Cesarea’, per tre-quattro volte di fila avrebbe imbrattato di feci la bocca e la faccia di quell’ospite 94enne fino a spingerlo a una crisi di pianto e al conseguente ricovero in ospedale.

Un quadro, quello delineato dalla procura, che ha portato all’arresto della 47enne badante romena Elena Caliman. La donna da ieri mattina si trova in carcere a Forlì in ragione di un’ordinanza di custodia cautelare emessa dal gip Janos Barlotti su richiesta del pm Cristina D’Aniello che ha coordinato le indagini della polizia locale coadiuvata dai carabinieri.

Il giudice in particolare, alla luce della «gravità indiziaria», ha tratteggiato tutti e tre i rischi capaci di giustificare una misura restrittiva così drastica. Vedi il rischio di inquinamento delle prove la cui genuinità potrebbe essere pregiudicata dal fatto che l’indagata, da persona libera, potrebbe avvicinare le colleghe.

C’è poi il rischio di reiterazione del reato, sia per le modalità con cui la 47enne avrebbe agito ma anche per la sua personalità indicata come «negativa», senza «capacità di autocontrollo». Ma soprattutto il gip ha indicato il pericolo di fuga dato che la 47enne, secondo le verifiche degli inquirenti, stava per rientrare in Romania tanto da avere le valigie già pronte.

Per quanto riguarda la badante di origine polacca dalla cui denuncia del 18 maggio scorso alla polizia locale era scattata l’inchiesta, il giudice l’ha definita «attendibile» per vari motivi: la donna aveva deciso di licenziarsi quello stesso giorno; pur riferendo di vessazioni su vari ospiti, aveva escluso che la 47enne avesse picchiato altri anziani; e infine aveva parlato con il suo compagno Julles, factotum del seminario di Ravenna, il quale aveva poi mandato un messaggio esplicito al gestore della struttura, un 63enne ravennate: «Vergognatevi».

Il 63enne risulta indagato in concorso per lo stesso reato , i maltrattamenti. Sono tutt’ora in corso verifiche per capire quali tipi di vessazioni potrebbero essere state fatte su altri ospiti e se vi possa essere stato un uso improprio di medicinali, vedi sedativi. Sulla vicenda, pende anche una seconda denuncia: quella della figlia del 94enne la quale, dopo avere appreso da Camilla quanto presumibilmente accaduto, all’indomani dei fatti aveva deciso di trasferire il padre in una casa di cura dove tutt’ora l’uomo si trova.

Sul fronte amministrativo, il Comune, dopo la segnalazione della Municipale, ha già disposto la sospensione dell’attività per ‘pericolo per la tutela dell’interesse pubblico in materia di salute’. Tutti gli ospiti (erano otto invece che sei) sono stati di conseguenza trasferiti in altre strutture.