Pinarella, "maltrattamenti su disabili in vacanza". A processo 4 operatori di una coop

L’accusa: presi a schiaffi, costretti sulle carrozzine e a stare al chiuso

VESSAZIONI Su un gruppo di disabili in vacanza a Pinarella

VESSAZIONI Su un gruppo di disabili in vacanza a Pinarella

Cervia (Ravenna), 30 marzo 2018 - Costretti a rimanere al chiuso nonostante si trovassero in vacanza al mare e fuori fosse estate. Ma anche alimentati a forza e con cibi in alcuni casi non adatti alle loro allergie. O tenuti bloccati sulla carrozzina o ancora costretti all’igiene personale a suon di ceffoni. Le vessazioni che il pm Antonio Vincenzo Bartolozzi ha individuato per otto disabili in vacanza a Pinarella di Cervia, sono costate l’accusa di maltrattamenti continuati in concorso a due referenti, di 45 e 42 anni, della cooperativa sociale piemontese che li avevano accompagnati. Nel processo partito ieri mattina davanti al giudice Corrado Schiaretti, due operatori di 24 e 34 anni della stessa cooperativa devono invece rispondere di abuso di mezzi di disciplina, sempre in concorso.

Presenti, attraverso i loro avvocati di parte civile Francesco Papiani e Gianluca Vichi, anche le famiglie degli otto disabili al centro del caso, tutti seguiti da un centro terapeutico piemontese. Da ultimo c’era l’avvocato Gianluca Alni, legale della cooperativa sociale piemontese citata quale responsabile civile: e che, come tale, in caso di condanna, dovrà pagare in solido con gli imputati le eventuali provvisionali stabilite dal giudice.

La vicenda risale alle prime due settimane del settembre 2014 quando un gruppo di disabili venne ospitato da un centro estivo della località rivierasca. E furono proprio gli esposti di due psicologhe che lavorano nel centro cervese, ad alimentare il fascicolo aperto dalla procura. Sulla base degli elementi così raccolti, il pm titolare ha delineato un quadro decisamente pesante. Nella richiesta di rinvio a giudizio, si parte dal cibo. Perché i due referenti accusati di maltrattamenti, avrebbero nutrito vari ospiti ignorando le loro problematiche alimentari. E usando in alcuni casi le maniere forti: vedi naso tappato per costringere ad aprire la bocca e infilare così un cucchiaio. E se il malcapitato si ribellava – continua l’accusa – ecco che allora arrivava un altro operatore per bloccare la carrozzina e immobilizzare le braccia di chi vi stava seduto. Alcuni dei ragazzi, sebbene capaci di alzarsi, erano costretti a rimanere sulla carrozzina. E alle rimostranze di fronte alla doccia aperta – prosegue l’accusa – alle volte arrivavano spinte o schiaffoni. Dinnanzi a un disabile particolarmente refrattario, sarebbe stata pronunciata questa frase: «Tu sei un idiota, non capisci niente... sei un idiota»; l’operatore gli avrebbe quindi assestato alcuni schiaffoni per sfilargli la canottiera.

E sempre tra i contestati maltrattamenti, figura pure l’avere lasciato che una ragazza disabile, nonostante il suo imbarazzo, venisse lavata nella parti intime da personale maschile. Agli ultimi due imputati vengono invece ricondotte maniere decisamente spicce nei confronti di un disabile preso a spinte e schiaffoni con – ha scritto il pm – «pericolo di una malattia nel corpo o della mente». Prossima udienza a fine maggio.