Mamma condannata Porta il bambino al Pronto soccorso Ma l’ha picchiato lei

La donna aveva detto ai medici che il bimbo di cinque anni, si era fatto male dopo una caduta, ma è emerso che il piccolo era stato maltrattato dalla giovane madre. Per lei due anni di pena .

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Mamma condannata Porta il bambino al Pronto soccorso Ma l’ha picchiato lei

Si era recata in pronto soccorso con il suo bimbo di cinque anni in braccio: preoccupata perché il piccolo stava male dopo essere caduto in casa la notte precedente, così almeno aveva riferito. Ma quell’immagine di mamma premurosa, era presto naufragata nel peggiore dei sospetti: che in realtà il bambino fosse stato picchiato per tanto tempo e in maniera violenta. Un’accusa di maltrattamenti aggravati costata alla donna – una giovane ravennate - la condanna a due anni e due mesi di reclusione.

Il giudice Cristiano Coiro, con la sentenza pronunciata giovedì scorso, l’ha anche condannata a pagare una provvisionale di 10 mila euro al figlio, parte civile attraverso i servizi sociali con l’avvocato Cristian Biserni. Le indagini della polizia coordinate dal pm Angela Scorza, oltre ad aggressioni fisiche e psichiche, avevano inquadrato un comportamento di disinteresse verso il piccolo il quale non era mai stato portato dal pediatra né mai iscritto alla scuola materna ed era obbligato a rimanere in casa, isolato cioè dai suoi coetanei. E si torna qui a quel 4 ottobre 2017, giorno nel quale la madre era andata con il figlioletto in ospedale. Il piccolo non aveva detto nulla: ma a parlare per lui c’erano diverse ecchimosi e cicatrici sparse su tutto il corpo: segni che in taluni casi arrivano a misurare 19 centimetri, come documentato dagli inquirenti dell’apposita sezione della squadra Mobile. La procura aveva aperto un fascicolo e allo stesso tempo il tribunale dei minorenni di Bologna, con decreto provvisorio, aveva sospeso la responsabilità genitoriale affidando il piccolo ai servizi sociali.

Il caso era approdato sui tavoli della magistratura giusto poche ore dopo il ricovero del bambino grazie alla segnalazione che i medici, attraverso il posto di polizia interno dell’ospedale, avevano stilato e inviato. Un dettagliato rapporto che partiva proprio dall’arrivo della madre al Santa Maria delle Croci. La giovane aveva spiegato che il figlio era dolorante a una gamba dopo avere cercato di arrampicarsi la notte precedente su un lavandino ed essere rovinosamente caduto. I medici della Pediatria avevano però riscontrano varie lesioni compatibili con quello che era stato inquadrato nel referto come ‘sospetto maltrattamento di minore’.

Le ecchimosi addosso al bimbo, erano tantissime: una ramificata geografia che gli solcava fronte, petto, fianchi, braccia, gambe e persino le dita dei piedi. Alcuni segni ricordavano tanto dei graffi freschi; altri si erano ormai cicatrizzati. La mamma davanti ai medici aveva sostenuto che fosse tutta colpa di altre cadute. Più avanti con gli investigatori aveva tirato in ballo la nonna, sua madre: perché, quando lei era al lavoro, "era la persona con cui ha trascorso più tempo, soprattutto i giorni prima di andare in ospedale". Ricostruzioni che non avevano impedito al tribunale dei Minorenni di intervenire con un decreto peraltro già pronto da tempo in ragione del fatto che la ragazza proveniva a sua volta da una famiglia afflitta da diverse problematiche e quindi già seguita dai servizi sociali.

Le successive verifiche della questura non avevano fatto altro che confermare un quadro già molto pesante per il bimbo. Per la difesa (avvocato Silvia Brandolini) non c’era prova che fosse stata proprio la madre a picchiare il bambino: tanto più che era stata lei a portarlo in ospedale e che spesso lo lasciava ad altri. Ma all’esito delle testimonianze rese in dibattimento, il giudice ha indicato la giovane mamma.

Andrea Colombari