Maratona di Ravenna 2019, il saluto di nonna Valeria non mancherà

Nel 2018 il suo ‘cinque’ ai partecipanti fece il giro del mondo. E ci sarà anche domani: "Ho pronti tremila braccialetti da regalare ai corridori"

Maratona di Ravenna, il saluto di nonna Valeria non mancherà

Maratona di Ravenna, il saluto di nonna Valeria non mancherà

Ravenna, 9 novembre 2019 - Valeria Corelli è ormai diventata per tutti ‘nonna maratona. Il suo ‘cinque’ dato lo scorso anno ai runner in transito su via Romea, ha fatto il giro di giornali, web e tv. Un gesto tanto bello, quanto spontaneo.

Nonna Valeria, ma come è nato il tutto? «Dal mio balcone di via Natisone vedevo transitare i podisti. Il mio cuore era con loro. A un certo punto non ho resistito. E così sono scesa, in ciabatte. Ho messo solo un giubbotto. Volevo vederli da vicino. Ho cominciato a cantare ‘Quando passano i bersaglieri’. Poi ho alzato la mano, e un concorrente ha attraversato la strada per darmi il ‘cinque’. Da quel momento, tutti, vedendo quel gesto da lontano, hanno seguito la scia. È stato bellissimo perché è avvenuto tutto in maniera spontanea».

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Perché l’ha fatto? «Mi sono immedesimata nelle loro fatiche. Fare 42 km di corsa non è una barzelletta. Mi ricordo quando correvo che i 3.000 erano faticosi, figuriamoci 42 km».

Ormai è diventata una star. Quest’anno la cercheranno tutti... «Mi hanno invitato alla partenza, ma ho 85 anni e non so se riuscirò ad arrivare fino là. Di sicuro scenderò in strada, come lo scorso anno».

Ma lei ha davvero un cuore grande così! «Una mia vicina di casa mi ha detto che oggi andrà ai giardini pubblici per la maratona dei cani. Siccome ho confezionato dei semplici braccialetti fatti a mano, gliene ho dati 200 da consegnare ai partecipanti per ricordo. Poi ne ho fatti quasi tremila anche per la maratona di domani».

Che bel pensiero. Ma perché lo ha fatto? «Per dare qualcosa di mio a chi corre. Io ho fatto tanto sport e so cosa vuol dire la fatica. E poi non è mai abbastanza quello che si fa per gli altri. Vorrei che rimanesse loro un pensiero di quel giorno. È una cosa affettiva, che peraltro non tiene posto».

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Diceva che in gioventù lei ha praticato tanto sport... «Sì, ho cominciato con l’atletica, nell’Adriatica, col prof. Marfoglia. Gareggiavo negli 800 metri e nel giavellotto. Ci allenavamo all’ippodromo, perché il campo scuola ancora non c’era».

Nella sua ‘vita’ da sportiva ci sono stati anche gli sport con la palla? «Certamente. Ho praticato la pallavolo. Giocavamo in un cortile di via Oriani. Poi anche il basket. Ero piccolina. La memoria ormai mi fa difetto, ma ricordo un articolo del Carlino che recitava così: ‘La piccola Corelli, un trottolino tutto pepe che gioca con furbizia’. Le mie avversarie saltavano in anticipo; io invece aspettavo, e saltavo un attimo dopo, rubando loro tutti i palloni».

Poi sono arrivate Elisabetta e Cinzia. «Sì, sono nate le mie figlie, che ho avviato all’atletica. A 45 anni mi sono rimessa a correre alle campestri. L’ultima gara che ho disputato, ricordo che era un campionato regionale. Arrivai terza nei 3.000 e vinsi la mia prima e unica coppa individuale, che ancora conservo».

Ma ‘nonna maratona’ è appassionata di sport? «Certo! In televisione guardo tutto lo sport, in particolare l’atletica e la pallavolo. Mio marito Walter invece guarda solo il calcio e i motori. Anche a me piacciono i motori. Il mio idolo è Valentino. Ha ancora della grinta, benché non sia più quello di prima».