"Marocco, esperienza fantastica"

La semifinale (persa) con la Francia vista al ristorante Marrakech. E al 90’ parte l’applauso ai propri beniamini

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Il sorprendente Marocco ha concluso la sua straordinaria avventura ai Mondiali di calcio. La Francia ha fatto valere la tecnica dei propri campioni, ma la prima semifinalista africana della storia non ha demeritato e ha tenuto il campo con onore, venendo sconfitta 2-0. Al ristorante Marrakech di Ravenna l’atmosfera è inaspettata. Il locale è quasi pieno, ma si parla a fil di voce, con apparente distacco da quanto sta per accadere. Anche il momento degli inni è vissuto da seduti, in silenzio. Nessuna voce si leva a disturbare la Marsigliese e sull’inno marocchino solo qualche occhio si fa impercettibilmente umido. Ti aspetti il sanguigno Nordafrica e ti trovi un college svizzero che non si scompone nemmeno quando viene negato un rigore piuttosto netto. "Per mia scelta – dice il titolare Mohammed – controllo con attenzione la clientela. Non voglio nessun tipo di problema. Siamo ospiti in questo Paese, dobbiamo meritarci rispetto con il nostro comportamento. Per questo ho deciso di non servire alcol". Il calcio vi ha uniti? "E’ stata un’esperienza fantastica. All’inizio c’era poco interesse poi, quando sulla nostra nazionale si sono posati gli occhi del mondo, sono arrivate molte richieste. Per il trionfo contro il Portogallo il locale era pieno. Una serata indimenticabile". Per un marocchino com’è la vita a Ravenna (la comunità cittadina conta circa 700 unità)? "E’ chiaro che uscire dal proprio Paese è una scelta sofferta. Ho girato varie città e nella tranquilla Ravenna mi sono trovato bene. Il problema principale è il lavoro. Ad un colloquio se hai una piccola imperfezione nell’esprimerti in italiano è facile che tu venga scartato, anche se hanno bisogno". Passiamo ad un tavolo di ragazzi molto giovani. Si chiamano Rida, Omar, Sahid, Jillali, Marouane, Mohammed e Youssef.

Sono qui da qualche anno, lavorano, si incontrano anche se " Ravenna offre poco, soprattutto la sera". Dove avete festeggiato le scorse volte? "Ci siamo concentrati intorno alla stazione. Abbiamo fatto casino fino a tardi, ma senza fare danni. Non come quelli di Bruxelles". La cameriera Jawehek ammette: "Sono tunisina!" Rivalità? "Assolutamente no. Il Marocco è nostro vicino". Dal tavolo dei ragazzi aggiungono: "Marocco, Tunisia, Algeria, Libia… avremmo tifato allo stesso modo per ognuna di loro". "E sui social abbiamo avuto il pieno sostegno anche dell’Africa nera, della Palestina e di tutto il mondo arabo" aggiunge il titolare. La Francia è stata un avversario normale o speciale? "E’ una potenza coloniale – risponde uno dei ragazzi – come la Spagna. E’ una sfida sentita". I vostri idoli? "Ziyech, Hakimi, il portiere Bounou… ma seguiamo molto anche il calcio italiano". Vi pesa che molti vostri atleti abbiano doppia nazionalità? "No – riprende il titolare – è come se mio figlio diventasse un bravo calciatore: avrebbe doppia nazionalità ma sono certo che vorrebbe giocare per il Marocco". Al triplice fischio, nonostante la sconfitta, parte un applauso spontaneo, pieno di gratitudine per questa imprevedibile avventura.

Marco Ortolani