Ravenna: mascherine e tute falsificate alle aziende sanitarie, indagate due società

I finanzieri hanno anche sequestrato beni per un totale di 1,1 milioni di euro

Mascherine

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Ravenna, 9 agosto 2022 - Nel periodo più nero della pandemia Covid, tra aprile e novembre 2020, avrebbero fornito alle aziende ospedaliere mascherine ffp2, ffp3 e tute accompagnate da certificazioni di sicurezza falsificate o rilasciate da enti non abilitati.

È la pesante accusa che i finanzieri del comando provinciale di Ravenna, coordinati dalla Procura europea (EPPO), sede di Bologna, muovono nei confronti di due aziende operanti nel settore delle forniture medicali, a cui sono stati anche sequestrati beni per un valore complessivo di oltre 1,1 milioni di euro. Le attuali accuse partono da lontano, i finanzieri infatti avevano già svolto accertamenti su queste due aziende in merito all’illecita importazione in contrabbando di DPI (dispositivi di protezione individuale) dalla Cina, acquisendo numerosi riscontri su una possibile frode commessa nei confronti dell'Azienda ospedaliero-universitaria di Parma che, all'inizio della pandemia, svolgeva il ruolo di centrale di acquisto per l'intera struttura sanitaria dell'Emilia-Romagna.

Alla stessa Azienda ospedaliera di Parma erano state fornite ben 1,4 milioni di mascherine ffp2 prive di idonea certificazione. Da questa indagine, i finanzieri hanno svolto accertamenti anche nei confronti delle altre aziende sanitarie risultate clienti delle imprese ora indagate. Sono così emerse altre truffe, commesse o anche solo tentate, nei confronti di aziende sanitarie locali ed enti ospedalieri delle province di Caltanissetta, Catania, Trapani, Aosta e Torino.

In alcuni casi i dispositivi venivano accompagnati da certificazioni materialmente falsificate e non riconosciute dagli stessi enti certificatori, mentre in altri casi veniva presentata una certificazione inidonea rilasciata da un ente non abilitato. Inoltre, alcuni sanitari a cui erano stati forniti i Dpi si erano subito resi conto che qualcosa non andava e i responsabili della sicurezza delle aziende sanitarie se ne erano lamentati con la ditta fornitrice chiedendo la sospensione della fornitura. Nonostante questo, le società indagate non solo non hanno avvisato tutti i loro clienti di quanto accaduto, ma hanno continuato a fornire i Dpi quando già se ne sospettava l’inadeguatezza tecnica.

Entrambe le società coinvolte nelle frodi, quindi, sono state ritenute responsabili amministrativamente dei reati imputati al loro amministratore, essendo peraltro risultate prive di qualsivoglia modello organizzativo idoneo a prevenire tali condotte illecite. Nei giorni scorsi, inoltre, i finanzieri hanno sequestrato all’amministratore e alle due società indagate beni liquidi per un totale di 640mila euro, un immobile commerciale e un appartamento per il restante valore di 504.976 euro.