Matteo Cagnoni, in appello chiesta la conferma dell'ergastolo

Il dermatologo, alla sbarra per l'omicidio della moglie Giulia Ballestri, non era in aula perché malato. No ai domiciliari: resta in carcere

Matteo Cagnoni è a processo per l'omicidio della moglie, Giulia Ballestri (Zani)

Matteo Cagnoni è a processo per l'omicidio della moglie, Giulia Ballestri (Zani)

Bologna, 25 settembre 2019 - E' partita alle 10.30, con un'ora di ritardo causa  traffico che ha rallentato l'arrivo dei giudici popolari, la prima udienza del processo d'appello che vede alla sbarra il 54enne dermatologo Matteo Cagnoni per l'omicidio il 16 settembre 2016 della moglie 39enne Giulia Ballestri nella villa di via padre Genocchi a Ravenna.

La procura generale ha chiesto conferma dell'ergastolo. Domani è prevista l'arringa difensiva. Poi nel pomeriggio, se verrà ammessa la perizia psichiatrica, verrà letta la sentenza.

Oggi l'imputato era assente in aula, ha fatto pervenire una nota in cui precisa di avere deciso di rinunciare ad essere presente "a causa delle mia precaria situazione psicofisica". Dopo 40 minuti di camera di consiglio, la Corte d'assise d'appello di Bologna ha rigettato la richiesta della difesa di rinviare il processo valutando che le relazioni mediche dello psicologo e dello psichiatra del carcere nella recente visita del 20 settembre lo hanno giudicato "lucido", non affetto da alterazioni di rilievo se non "di secondo grado da vicenda giudiziaria". Per i giudici insomma sarebbe stato nella piena capacità di partecipare al processo. La Corte ha inoltre sciolto la riserva e rigettato la richiesta di domiciliari in clinica: Matteo Cagnoni resta in carcere e il processo d'appello va avanti.

"Ho assunto la difesa di Cagnoni dallo scorso marzo - aveva spiegato il suo avvocato, Gabriele Bordoni -, mentre fino all'estate ho raccolto da lui stimolazioni e partecipazione a preparare il portato difensivo, dopo l'estate questa presenza e aiuto è venuta meno". E ora l'imputato sarebbe "del tutto" in distonia, lontananza, e non capisce di relazionarsi. La forma di ansia depressiva da cui è affilato e lo scadimento progressivo delle condizioni di quest'uomo gli impediscono la partecipazione al processo d'appello. Da qui la richiesta preliminare tesa a ottenere un rinvio del processo per "incapacità  processuale" dell'imputato.

 "La relazione del personale sanitario del carcere in data 20 settembre - la replica del procuratore Gianluca Chiapponi -  riferisce che dal punto di vista psicopatologico l'imputato non presenta disturbi primari ma secondari da vicenda giudiziaria, e ce li avrei anche io... per questo chiedo che il processo vada avanti". 

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