Ravenna, 22 maggio 2022 - Altri cinque medici di base vanno in pensione alla fine del mese. È la cronaca di un’emorragia che si fa più intensa di mese in mese: non ci sono abbastanza giovani per sostituire coloro che se ne vanno. Solo da novembre a oggi il problema si è presentato a Russi, a Mezzano, a Savio e a San Pietro in Vincoli. Ora è la volta di Fusignano.
Non è un mistero che la scarsità di medici si riflette perlopiù nelle campagne e nelle piccole realtà: i pochi giovani che ci sono prediligono i centri più grandi, con più servizi e medicine di gruppo. Dei 5 medici in pensione dal 1 giugno 2 si trovano a Ravenna in città, 1 a Cervia, 1 a Bagnacavallo e 1 a Fusignano. Di questi 5 uno solo verrà sostituito: quello di Cervia.
A Ravenna e Bagnacavallo, vista la presenza di altri medici, si conta di riuscire ad assorbire gli assistiti tra gli altri professionisti presenti. Il problema vero per cui tuttora si sta cercando una soluzione è Fusignano. "Sono stati più volte interpellati tutti i medici iscritti all’Ordine e presenti nelle graduatorie regionali, siamo già alle terza chiamata – spiega Mauro Marabini, direttore del dipartimento di Cure primarie dell’Ausl a Ravenna –. L’estate sarà complessa: si aggiungeranno sostituzioni, ferie e guardia turistica".
Il problema della mancanza di medici è trasversale e viene da lontano: dal numero chiuso a Medicina, che ora si sta cercando di alleggerire. Parlando nello specifico dei medici di base, il problema è che il 60% di loro nella nostra provincia è nato tra il 1950 e il 1959: sono tutti sopra ai 62 anni, età minima per il prepensionamento. L’età massima fino alla quale si può esercitare è 70 anni. Finora nelle località dove non è stato possibile trovare dei sostituti è stato aumentato il numero massimo degli assistiti per medico, che in alcuni casi è arrivato a 1.800 (di norma sarebbe 1.500, ndr ) e a Mezzano addirittura a 2.000.
Con la pandemia e i progressivi pensionamenti però tanti pazienti hanno lamentato un peggioramento del servizio: "Alcuni dicono ’i medici di base lavorano solo 15 ore a settimana’, ma quello è solo il numero di ore di ambulatorio – spiega Marabini – e non l’orario effettivo di lavoro. Un medico di medicina generale deve anche occuparsi delle visite domiciliari e dell’attività di supporto, che è tutta sulle sue spalle se non ha una segretaria o un infermiere: in totale sono 40/50 ore alla settimana. Tra queste attività extra rientrano le ricette demateralizzate, le certificazioni, i tamponi, le richieste, i piani terapeutici... Nelle medicine di gruppo ci sono infermieri e segretari a supporto, il medico che lavora da solo in campagna è più in difficoltà. E la pandemia ha aumentato il lavoro al computer, tra ricette dematerializzate e provvedimenti legati al Covid".