"Medicina a Cotignola, occasione per tutti"

Biagi (Maria Cecilia Hospital): "La Romagna può divenire un unico grande campus per l’offerta formativa dei due atenei, estense e felsineo".

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di Filippo Donati

Ci sarebbero delle "legittime pregiudiziali politiche" nelle argomentazioni dei detrattori del progetto dell’Università degli Studi di Ferrara, volto a insediare uno dei corsi di laurea in Medicina e Chirurgia presso il Maria Cecilia Hospital di Cotignola. Pregiudiziali, accusa l’amministratore delegato del Maria Cecilia Hospital Bruno Biagi (nella foto), "la cui sintesi trova ragione nel convincimento che laddove vi sia operosità dell’ospedalità privata accreditata, ciò avvenga a detrimento dell’ospedalità pubblica".

Ricostruzione che Biagi contesta, sostenendo che "sia l’ateneo bolognese che quello ferrarese hanno individuato nell’ospedalità della Romagna un territorio fertile per radicamento, qualità istituzionale e professionale, coinvolgendo l’imprenditorialità locale per capacità di sostegno finanziario e imprenditoriale".

E prosegue: "Il Gruppo Villa Maria Care & Research ha concorso sia al progetto di Forlì che a quello di Ravenna con sostegno finanziario alla didattica, mentre per l’iniziativa ferrarese ha formulato un progetto di residenzialità accademica attraverso la realizzazione di un campus da destinare alla facoltà di Medicina di Ferrara. Corso di Medicina, quest’ultimo, che rimane - e non può essere diversamente - nell’esclusiva titolarità e gestione dello stesso ateneo. Anche sul piano assistenziale – puntualizza Biagi – mai si è ipotizzata la trasformazione di Maria Cecilia Hospital in azienda universitaria, per la semplice ragione che ciò è possibile nel solo ambito degli ospedali pubblici", nei quali trovano casa discipline che la Regione ha ritenuto necessario mantenere a totale controllo pubblico.

"Su questi presupposti – continua l’amministratore delegato del Maria Cecilia Hospital – è sorta l’esigenza di coinvolgere l’ospedalità pubblica di prossimità per integrare i necessari requisiti formativi (ad esempio l’Ospedale di Lugo per l’ostetricia e ginecologia, la medicina d’urgenza, il Pronto Soccorso e la medicina territoriale), dando così fondata ragione a un rivisitato ruolo di tali presidi pubblici che diversamente soffriranno un loro progressivo impoverimento".

La Romagna, insomma, conclude Biagi, "ha una grande occasione per divenire un unico grande campus per l’offerta formativa medica di due autorevoli atenei come Bologna e Ferrara, il quale ha dato la disponibilità a sostenere direttamente la realizzazione delle strutture didattiche, di laboratorio e residenziali al Maria Cecilia Hospital, senza che questo ne mutasse status, ruolo o funzioni". Secondo Biagi "l’ospedalità pubblica di prossimità a Lugo e a Faenza potrebbe ottenere un rafforzamento proprio grazie all’opportunità di entrare nel perimetro degli ospedali del progetto accademico ferrarese, la cui sede universitaria troverebbe luogo nel campus realizzato da GVM Care & Research, ma senza che ciò possa comportare la temuta ‘privatizzazione’ dell’offerta formativa universitaria. Troviamo difficile insomma, – chiude Biagi – rinvenire ragioni a giustificazione del dissenso alla realizzazione del progetto".