ANDREA COLOMBARI
Cronaca

Medico morto a Ravenna, l’autopsia non scioglie i dubbi

Non è possibile determinare una causa naturale evidente all’origine del decesso di Molducci, serviranno altri esami di laboratorio

Le indagini sono affidate alla Squadra mobile, le coordina il pm Angela Scorza

Ravenna, 3 giugno 2021 - Non è possibile determinare in prima battuta nessuna causa di morte naturale evidente. Il primo responso uscito dall’autopsia eseguita nella tarda mattinata di ieri in obitorio a Ravenna, ha rimandato dunque agli esami di laboratorio – tra cui quelli tossicologici – il vaglio finale per sgombrare il campo da ogni dubbio residuo sul decesso del 67enne Danilo Molducci - a lungo medico di Campiano prima di andare in pensione – avvenuto venerdì mattina nella sua abitazione della frazione ravennate. E proprio per compiere l’esame autoptico con tutte le garanzie previste dalla procedura, la procura di Ravenna già da lunedì scorso aveva notificato un avviso di garanzia per omicidio volontario sia alla collaboratrice domestica – una 51enne di origine romena – che al figlio del defunto, il 39enne Stefano Molducci di Terra del Sole.

L'aggiornamento Medico di base morto a Ravenna, il figlio indagato in prima fila al funerale

I due, difesi dall’avvocato forlivese Claudia Battaglia, hanno individuato un loro consulente di fiducia per assistere a tutte le operazioni eseguite dal medico legale veronese Dario Raniero incaricato dal pm Angela Scorza titolare del fascicolo: sono 90 i giorni che l’esperto ha chiesto per potere depositare le sue conclusioni sul caso. Nell’attesa che il coroner scaligero si pronunci, proseguono intanto gli accertamenti della squadra Mobile ravennate per chiarire tutte le circostanze legate al decesso e per incamerare tutti gli elementi utili per giungere alla verità, dalle relazioni patrimoniali a quelle familiari passando per le eventuali deleghe a operare sui conti del defunto. Va da subito precisato che il 67enne era malato da diverso tempo e che per muoversi aveva bisogno di una carrozzina; ma soprattutto doveva seguire adeguate terapie sia farmacologiche che fisioterapiche. In questo percorso, oltre al figlio da circa un paio di anni la 51enne lo aiutava su tutto, anche ad andare a ritirare i medicinali. Ed è per questo che di fronte al decesso, pur improvviso, la causa naturale sembrava scenario del tutto ovvio tanto che era già stata contattata una agenzia di pompe funebri. I primi dubbi – con contestuale stop della salma da parte della magistratura - sono planati sul tavolo della questura di Ravenna quando si è venuto a sapere che il defunto aveva incaricato un investigatore privato per verifiche sul suo patrimonio: è ora emerso che gli accertamenti richiesti al detective in questione – peraltro individuato nella lontana Trento, cioè ben al di fuori del territorio romagnolo – riguardavano un possibile buco da alcune centinaia di migliaia di euro.

La polizia sta cercando pure di allineare gli orari in quelle che potrebbero naturalmente essere solo singolari coincidenze. Sì, perché l’investigatore – incaricato tempo addietro –, aveva chiamato il 67enne per comunicargli l’esito dei suoi accertamenti giusto il giorno prima della morte. A rispondergli in quella occasione era stata la collaboratrice domestica: la donna gli aveva in buona sostanza spiegato che il medico, provato dalle sue condizioni di salute, si stava riposando e in quel momento non poteva rispondere: e così, se proprio non voleva riferire a lei, era meglio se avesse chiamato all’indomani verso le 10.30. E si arriva al venerdì quando il detective aveva richiamato circa all’orario indicato: ma a rispondergli era stato il figlio, per dirgli che il padre era appena venuto a mancare. Davvero una questione di minuti, visto che a chiamare il 118 era stata la 51enne: e lo aveva fatto esattamente alle 10.13.