Menestrello, chiesti 5 mesi Ma la difesa: "Con quel video è stato messo alla gogna"

La richiesta di condanna per l’acceso diverbio col genitore, il cui bimbo gli aveva toccato la chitarra, e minacce alla barista di via Diaz che aveva filmato e pubblicato tutto sui social.

Menestrello, chiesti 5 mesi  Ma la difesa: "Con quel video  è stato messo alla gogna"

Menestrello, chiesti 5 mesi Ma la difesa: "Con quel video è stato messo alla gogna"

Werther Bartoletti risponde di violenza privata – su un genitore – e minacce – alla barista che lo aveva filmato. Probabilmente almeno la prima accusa è destinata a cadere, per assenza di querela. Intanto ieri la Procura, col viceprocuratore Simona Bandini, ha chiesto cinque mesi di condanna per l’artista di strada che il 25 maggio 2019 perse le staffe dopo che un bambino si era avvicinato troppo al suo strumento di lavoro, la chitarra appunto, arrivando a colpire il padre alla schiena poiché ritenuto colpevole di non aver saputo educare il proprio figlio. Il caso del menestrello di via Diaz – troppo molesto per alcuni, apprezzato da altri (fu anche invitato a un concerto da De Gregori che lo aveva sentito cantare) – aveva fatto il giro del web dopo che le bariste del Caffè Letterario di via Diaz, da tempo ai ferri corti con lui, avevano filmato quella sfuriata. Un video da 25mila visualizzazioni, ora utilizzato dal difensore del Bartoletti, avvocato Andrea Maestri, per contrattaccare e al tempo stesso chiederne l’assoluzione. "Il menestrello si era scusato per quell’episodio. Molto apprezzato in altre città, tra cui Bologna, fu cacciato da Ravenna a seguito del clamore mediatico innescato dalla pubblicazione su facebook del video, in cui col suo vocione baritonale insulta quel genitore", verso il quale però "non vi fu alcuna aggressione. Al più si può parlare di ingiuria, che però è depenalizzata".

Molti utenti social, ha rimarcato l’avvocato Maestri, si espressero con parole d’odio verso Bartoletti: gente che auspica punizioni del tipo "spaccargli la faccia" o "la chitarra in testa", o ancora che chiedeva di "rompergli le ossa". Le ruggini col menestrello, in particolare da parte della bariste del Caffè Letterario, che ne chiedevano al Comune l’allontanamento, erano antiche. In quel contesto maturò la frase sibillina del Bartoletti verso chi lo aveva filmato – “non ti preoccupare, di zucchero ce n’è per tutti“, a monte dell’accusa di minacce aggravate poiché accompagnata da un’altra espressione: “Vado a casa a prendere il moschetto“: "Si parla di un’arma del 1600, ma il menestrello non è uno dei tre moschettieri...", ha detto Maestri che ha parlato di "frase iperbolica e fantasiosa".

Durante la perquisizione gli fu trovato a casa un pugnale ninja, ritenuto comunque inoffensivo dalla difesa. Riguardo allo ’zucchero’, per la difesa il menestrello si riferiva al fatto che di lì a poco sarebbe andato lui a denunciare il fatto di essere stato filmato. Ma una volta arrivato al comando della Polizia Locale, "si accorse che quello attenzionato era lui". All’udienza precedente, le bariste avevano parlato anche di frasi sessiste nei loro riguardi, spiegando che da quando il ’menestrello molesto’ era stato allontanato, "in via Diaz si sta molto meglio". A luglio la sentenza del giudice onorario Tommaso Paone.