Mib, quei dipendenti fantasma "Frodati i lavoratori e lo Stato"

Così il Gip Corrado Schiaretti motiva il provvedimento: gli imprenditori avrebbero beneficiato. del sistema. In caso di vantaggi fiscali dovranno giustificare le mancate coperture contributive .

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Una cosa è ovvia per il gip: tutti i dipendenti della Mib, in realtà non sono mai stati dipendenti della Mib. E qui si apre un capitolo anche per loro: perché a essere frodati – prosegue il giudice – non erano solo gli interessi fiscali dello Stato: ma anche gli stessi lavoratori visto che le retribuzioni annoveravano voci, come la indennità di trasferta, non soggette a obblighi contributivi. Uguale cioè a ricadute sulla pensione. E gli imprenditori che invece avevano presumibilmente beneficiano del sistema? Per il gip ci sono due opzioni.

La prima: potrebbero sostenere di non avere avuto alcun vantaggio economico da tutte queste operazioni: ma allora perché mai si erano inseriti in un meccanismo senza vantaggi e così complesso e problematico? La seconda: potrebbero ammettere di avere avuto vantaggi fiscali, ma nel caso dovranno poi dare spiegazioni soprattutto sugli obblighi contributivi nei confronti dei loro dipendenti. Intanto a parlare sono stati proprio questi ultimi, in qualità di testimoni. Ed è stato grazie alle loro parole che è arrivata per il gip la conferma al quadro tracciato dalla guardia di Finanza. Gli esempi citati dal giudice nella sua ordinanza, partono da un lavoratore che nel 2016 si era rivolto al titolare di un esercizio di ristorazione: Cristiano Ricciardella.

Dopo una settimana di prova, il lavoratore aveva sottoscritto il contratto con Mib negoziando l’importo della paga con lo stesso Ricciardella. Quindi a fine 2017, era stato assunto dalla società di Ricciardella e di Mascia Ferri. Tra i locali, viene citato poi America Graffiti: in particolare durante una riunione, personale Mib avrebbe istruito i dipendenti a esibire il cartellino con la scritta Mib. Figura quindi il Donna Rosa, anche in questo caso tirato in ballo da un dipendente. Sempre un lavoratore ha parlato dell’hotel Miami e di un colloquio con lo chef con accordi sullo stipendio: ma il contratto – prosegue l’ordinanza – gli era stato inviato a casa da Mib. Un lavoratore ha riferito di avere portato un curriculum nel 2017 alla pasticceria Palumbo.

Agli inquirenti ha spiegato di avere appreso di essere dipendente della Mib solo dopo l’assunzione in pasticceria. Un’altra lavoratrice ha descritto la sua esperienza ai Furfanti: a un certo punto il responsabile avrebbe comunicato ai dipendenti che sarebbero stati assunti tutti da un’agenzia, la Mib, dopo dimissioni volontarie e che avrebbero guadagnato cento euro in più. Tutti avevano aderito e si erano licenziati alla Cgil. Dopo circa due mesi, c’era però stato il percorso inverso. Vicenda definita analoga, aveva avuto come contesto il Singita: invio di curriculum ad annuncio internet, colloquio, accordo per periodo prova, invito a rivolgersi alla Mib. Lo stesso lavoratore a metà dicembre 2018, con medesima trafila, aveva lavorato al bar Mattei il quale a fine marzo 2019 lo aveva assunto direttamente.

La sintesi tratta dal gip Schiaretti attraverso gli esempi selezionati nell’ordinanza, è che quasi tutti i lavoratori avevano fatto i colloqui di assunzione con gli imprenditori clienti della Mib e non con la Mib. Da ultimo un particolare importante: i lavoratori hanno riferito che nelle loro buste paga, si era materializzata la voce “trasferta”. Il significato dato a ciò dal gip, lo conosciamo già.

a.col.