Mib Service, Ricciardella sconfigge il fisco: annullata cartella da 200mila euro

La Corte tributaria di Ravenna ha dato ragione all’imprenditore Cristiano Ricciardella. Una certificazione ha attestato la regolarità del documento nell’inchiesta che ha coinvolto la Mib Service

L’ingresso dell’Agenzia delle Entrate

L’ingresso dell’Agenzia delle Entrate

Ravenna, 4 dicembre 2022 - Tra i documenti del ricorso, c’era quella carta. Non una carta qualsiasi: ma la certificazione con la quale l’università di Pavia, attraverso il suo dipartimento di Giurisprudenza, aveva "dichiarato conforme" il contratto al centro del caso. E anche questo non è un contratto qualsiasi: ma è uno di quelli che Mib Service aveva sottoposto a una delle numerose aziende ravennati (e non) poi finite nei guai nell’ambito del notorio procedimento penale aperto a vario titolo per frode, uso (o emissione) di fatture per operazioni inesistenti e altre ipotesi di reato. E ora la corte di giustizia tributaria di Ravenna ha dato ragione a una di queste – la Crima srl legata ai due noti imprenditori Cristiano Ricciardella e Mascia Ferri – annullando un paio di accertamenti dell’Agenzia delle Entrate da circa 200 mila euro tra imposte ritenute evase e conseguenti sanzioni per gli anni 2015 e 2016.

Si tratta probabilmente della prima sentenza tributaria emessa nell’ambito del caso Mib e che dunque, come tale, potrebbe segnare il solco per altre imprese. La decisione è arrivata in via pregiudiziale, cioè ancora prima di entrare nel merito della questione: la corte in particolare ha accolto il primo dei motivi presentati dalla difesa (avvocato Luca Bellini). In buona sostanza la società ricorrente già a suo tempo si era cautelata sottoponendo il contratto di appalto Mib a un particolare vaglio dell’università di Pavia (gli addetti ai lavori lo chiamano asseverazione). A stretto giro: il documento, definito ora "dirimente" dalla corte tributaria, porta la data del 10 dicembre 2015; cinque giorni dopo per due aziende di proprietà Crima (America Graffiti e Cine Pizza) era partito il contratto annuale con Mib di appalto servizi per le attività legate a bar, sala e cucina. Secondo il ricorso, tale parere avrebbe dovuto costituire una sorta di ombrello: ovvero "eventuali inadempienze fiscali o previdenziali riscontrate nei confronti della Mib Service", non avrebbero potuto avere conseguenze "nei confronti di un soggetto in buona fede", la Crima appunto.

Cristiano Ricciardella e Mascia Ferri
Cristiano Ricciardella e Mascia Ferri

Per l’Agenzia delle Entrate invece non si era trattato di un "appalto di servizi genuino" ma di una "intermediazione di illecita di manodopera". Scenario questo sul quale avevano già a suo tempo insistito le verifiche penali approdate prima alla chiusura dell’indagine per i vertici della Mib Service (poi fallita) e poi a documento analogo per una sessantina di imprenditori perlopiù del settore turismo e ristorazione. La corte tributaria ha però stabilito che, alla luce della certificazione universitaria, l’Agenzia non poteva riqualificare da sola il contratto di appalto al centro del caso senza peraltro che sulla questione si fosse espresso il giudice del Lavoro. In definita "l’avviso di accertamento – si legge nella sentenza appena depositata - va annullato". Resta ancora il nodo del merito della questione, non certo facile da sciogliere.

Nel ricorso sono prospettati diversi aspetti legati sia alle questioni tributarie che a eventuali riflessi penali. In quanto all’Iva non esisterebbe "alcuna frode" visto che tale imposta era stata riportata "nelle fatture d’appalto e regolarmente versata" per intero. Come dire che "il diritto alla detrazione non può essere inficiato" anche se l’oggetto era cambiato. Inoltre il confronto di costi e di ricavi tra il 2014 e il 2016, dimostrerebbe come "i due esercizi siano allineati" con una conseguenza netta: "Nessun vantaggio economico o fiscale nell’avvalersi delle prestazioni fornite da Mib". Neanche sotto il profilo dell’Irap in quello che è stato definito "appalto leggero" con attività che "si risolve prevalentemente nel lavoro" – cioè in contrapposizione con l’appalto pesante caratterizzato da mezzi e materiali –, argomento peraltro già analizzato dalla Suprema Corte. Su questo fronte, il caso Mib è ancora in attesa di definizione.