Il ferito c’è (un micio). Il colpevole no. Perché il sospettato numero uno - un 67enne lughese - ieri mattina ha incassato il non luogo a procedere nell’udienza pre-dibattimentale davanti al giudice Antonella Guidomei. La procura aveva insistito nella prosecuzione del giudizio per maltrattamento di animali; ma alla fine sembrano avere prevalso le ragioni portate dalla difesa (avvocato Francesco Barone).
Per raccontarvi questa storia di violenza contro gli animali (compiuta dunque allo stato da mani ignote), bisogna tornare indietro fino al 13 giugno del 2021. Quella notte il gatto si trovava assieme ad altri felini nel giardino di uno stabile di una frazione di Lugo quando era stato raggiunto da un colpo di arma da fuoco. A quel punto - prosegue il decreto di citazione a giudizio - era stato operato: e il veterinario era per fortuna riuscito a estrarre il proiettile che si era conficcato in zona toracica. Il gatto, dopo avere così consumato una delle sue sette vite, si era stabilizzato: tanto che in apertura di processo, ci si è domandati come fossero le sue condizioni di salute. Se cioè fosse defunto, ecco che allora l’imputazione sarebbe diventata di uccisione di animale: ma non è stato il caso.
E allora veniamo al sospettato, al 67enne appunto: peraltro un appassionato di armi. Ad accusarlo direttamente, era stato il padrone della bestiola - un 52enne del posto - che tre giorni dopo si era recato alla caserma dei carabinieri di San Lorenzo di Lugo. E una volta qui, aveva riferito in buona sostanza che il 67enne aveva sparato al suo micio con una carabina o con una pistola ad aria compressa la notte del 13 giugno (poi in sede di fine indagine, i sospetti si erano in realtà concentrati su un’arma da fuoco).
In particolare - come poi riportato in una memoria difensiva - verso le 22.38 aveva udito un rumore caratteristico e aveva subiti domandato al 67enne, suo vicino di casa, se fosse stato lui a sparare. Questi aveva negato. Il padrone del gatto aveva inoltre precisato davanti ai militari che giusto il giorno prima, sua moglie aveva sentito quel vicino lamentarsi assieme a un’altra vicina proprio del loro gatto poi ferito.
A quel punto nei confronti del 67enne era scatta una perquisizione domiciliare con sequestro di varie armi da fuoco, tutte denunciate e dunque legalmente detenute: ma nessuna di queste corrispondeva a una carabina o comunque a una pistola ad aria compressa, ha rilevato la difesa aggiungendo che la vicina di casa aveva ricordato che verso le 23 di quel 13 giugno, il padrone del gatto le aveva citofonato accusandola di avere bastonato la bestiola.
Circostanze che - ha proseguito la difesa in aula - fanno capire come il 52enne non avesse visto o sentito nulla se non alcuni gatti che miagolavano: quindi, una volta scoperto che una delle bestiole era stata ferita da un colpo, ecco che allora - sempre per il legale dell’imputato - aveva presentato denuncia contro il 67enne sapendo che questi deteneva varie armi in casa.
A questo punto caso chiuso per l’imputato. Ma resta un interrogativo: chi ha sparato al micio?
a.col.