Minguzzi, il gip archivia per il cameriere I pm: "Colpevoli i tre imputati"

Per l’omicidio del 21enne carabiniere di leva di Alfonsine, la Procura esclude piste alternative. E nel ricorso in appello chiede che venga effettuata una nuova perizia fonica sul telefonista. .

Minguzzi, il gip archivia per il cameriere  I pm: "Colpevoli i tre imputati"

Minguzzi, il gip archivia per il cameriere I pm: "Colpevoli i tre imputati"

La pista alternativa sul delitto Minguzzi, quella che puntava verso il ‘cameriere mitomane’ suggerita dalla corte d’assise di Ravenna, è stata archiviata. E’ emerso dal corposo ricorso (quasi 400 pagine), con il quale il procuratore capo Daniele Barberini e il pm Marilù Gattelli hanno chiesto che venga riformata la sentenza di assoluzione del 22 giugno scorso per l’omicidio di Pier Paolo Minguzzi, il 21enne studente universitario, carabiniere di leva a Bosco Mesola, nel Ferrarese, e figlio di una famiglia di imprenditori ortofrutticoli di Alfonsine.

I suoi aguzzini lo rapirono e lo uccisero la notte tra il 20 e il 21 aprile 1987 mentre rincasava dopo avere riaccompagnato l’allora fidanzata; infine lo gettarono nel Po di Volano da dove il corpo venne ripescato l’1 maggio di quell’anno. Enrico Alex Cervellati, cameriere stagionale che nei giorni successivi al sequestro si era inserito nella vicenda con chiamate, lettere e cartoline alla ragazza, era stato indagato per falsa testimonianza per le dichiarazioni rese alla Corte ravennate. A lui, definito “implicato, immischiato”, e ad altri dettagli della vicenda, era stato dedicato un capitolo delle motivazioni, depositate a inizio febbraio, dal titolo emblematico: “I lati oscuri”. Per quanto riguarda la denuncia della Corte – si legge nel ricorso –, “appare tranciante il decreto di archiviazione del gip datato 16 novembre 2022”. Ovvero Cervellati, difeso dall’avvocato Matteo Olivieri, aveva reso “dichiarazioni attendibili e veritiere”. Secondo i pm, “appare del tutto da escludere, in quanto priva di ogni logica”, anche “l’ipotesi di sciacalli” inseritisi nella vicenda con la richiesta del riscatto da 300 milioni di lire alla famiglia: uno scenario che “non ha mai trovato conforto negli atti”. Ma nemmeno una vendetta di mafia, al contrario di quanto delineato dalla Corte, può trovare spazio nella vicenda: “Non vi è traccia che la compagine della lupara bianca avesse preso informazioni sulle abitudini dei Minguzzi”. Inoltre non risulta che la “tranquilla comunità di Alfonsine fosse pervasa dal fenomeno mafioso”.

E allora si torna ai tre imputati. Ovvero due ex carabinieri al tempo in servizio alla caserma di Alfonsine: il 58enne Angelo del Dotto di Ascoli Piceno (avvocato Gianluca Silenzi) e il 57enne Orazio Tasca, di origine siciliana ma da anni residente a Pavia (avvocato Luca Orsini). E l’idraulico del paese: il 66enne Alfredo Tarroni (avvocato Andrea Maestri). Tutti peraltro condannati (con pene già espiate) per un taglieggio, sempre da 300 milioni di lire, a un altro imprenditore del posto, Contarini: il conseguente appostamento dell’Arma nel luglio 1987, era costato la vita a un giovane appuntato falciato da una pallottola sparata da Del Dotto. Per la procura ravennate, sono loro tre i protagonisti anche della morte del Minguzzi. L’assoluzione “per non avere commesso il fatto”, secondo i pm contiene “valutazioni erronee e illogiche del materiale probatorio”. Di più: “Risulta viziata da una costante contraddittorietà e incoerenza interna”. Alla corte d’assise d’appello, viene chiesto pure il vaglio del massiccio uso di nuove prove al quale l’assise ravennate ha fatto ricorso tra la “ripetuta citazione di testi” e la perizia fonica che ha finito per scagionare Tasca. Le conclusioni di quest’ultima, vengono definite “errate”: Tasca insomma sarebbe stato il telefonista del caso Minguzzi, come portava a indicare la consulenza fonica della procura. Tanto che ora si chiede che in appello vegano direttamente ascoltate in aula sia le chiamate per il taglieggio a Contarini (realizzate da Tasca) che quelle per il riscatto ai Minguzzi; ma si chiede pure ai giudici bolognesi di disporre una super-perizia fonica in grado di sanare i lamentati errori legati al lavoro del perito nominato dal tribunale di Ravenna. A carico dei tre imputati è stato fornito un dettagliato elenco di “elementi di prova sulla loro penale responsabilità”. Il tutto tenuto assieme da un collante: “Un fortissimo e perdurante, cogente quanto abbietto, movente economico”.

Andrea Colombari