
Avrebbe dovuto trasportare zucchero, e forse a bordo c’era anche quello. Ma a uno spedizioniere presente presso l’Agenzia dogane e monopoli non sono sfuggiti i lamenti che provenivano dal cassone di quel camion. E una volta aperto sono saltati fuori quattro esseri umani. Tutti minorenni e di nazionalità afgana. Clandestini che come fantasmi avevano tentato l’ingresso illegale in Italia. E complici, a quanto pare, del loro Caronte, in quanto hanno dichiarato di essere saliti a bordo infilandosi dopo avere sollevato il telaio del mezzo: operazione impossibile, hanno poi accertato gli investigatori della polizia scientifica, che non hanno trovato segni di effrazione.
L’autotrasportatore, Slobodan Komazec, 55enne cittadino serbo, è stato arrestato con l’accusa di avere violato il testo unico sull’immigrazione e di avere organizzato il trasporto di stranieri, favorendone illegalmente l’ingresso. Il Pm Angela Scorza ne ha disposto la custodia in carcere. La polizia, il giorno dell’arresto, non ha potuto soddisfare la richiesta dell’indagato, di avvisare la sua rappresentanza diplomatica, in quanto i telefoni dell’ambasciata serba a Roma e del consolato a Milano squillavano a vuoto. Il controllo del carico è scattato intorno alle 10 di mercoledì, quando la polizia di frontiera è stata contattata da uno spedizioniere presente presso gli uffici della Dogana. Qui, da un autoarticolato che trasportava un carico di zucchero ed era diretto all’impianto di Russi, aveva udito delle grida provenire dall’interno del semirimorchio. La polizia di frontiera ha così rotto il sigillo posto nella parte posteriore del mezzo, accertando che all’interno c’erano quattro persone, tutte molto giovani, che con un inglese stentato hanno detto di provenire dall’Afganistan. Subito sono partiti gli accertamenti per verificare quando e con quali modalità fossero saliti a bordo, se a insaputa o con la complicità dell’autotrasportatore. Subito è emerso che il sigillo era stato apposto da un funzionario doganale serbo, con funzione di garantire che il carico non fosse alterato. I quattro e il conducente serbo sono stati accompagnati in questura.
Qui l’autotrasportatore ha spiegato che il viaggio era partito in Serbia e che aveva effettuato una prima sosta al confine tra Croazia e Slovenia, una seconda a Venezia, ipotizzando che in uno dei quei contesti i suoi ’ospiti’ fossero saliti a bordo, a sua insaputa. Gli stessi minorenni hanno detto di essersi introdotti nel cassone dopo avere sollevato il telone della parte anteriore. Gli accertamenti lampo della Scientifica e della Squadra mobile hanno escluso questa eventualità. Ciò in quanto gli sportelli posteriori non risultavano forzati, non sono stati trovati tagli sulla telonatura e tutti i cavi di fissaggio erano integri, per cui non sarebbe stato possibile sollevarla. Operazioni di apertura e chiusura sono state filmate con le telecamere, per fornire riscontro empirico all’impossibilità di introdursi nel camion di soppiatto. Dagli elementi raccolti è emerso che i clandestini non avrebbero potuto entrare, se non mediante la collaborazione dell’arrestato.
Lorenzo Priviato