LORENZO PRIVIATO
Cronaca

Moglie annegata nella vasca, via al processo per Enzo Giardi

È cominciato davanti alla Corte d’Assise presieduta dal giudice Giovanni Trerè: l’imputato 78enne è accusato dell’omicidio della consorte Piera Ebe Bertini, 77 anni, gravemente malata di Alzheimer

Nella foto, Enzo Giardi portato via dai caraninieri

Nella foto, Enzo Giardi portato via dai caraninieri

Ravenna, 18 giugno 2025 – È cominciato davanti alla Corte d’Assise presieduta dal giudice Giovanni Trerè, con giudice a latere Antonella Guidomei, il processo a carico di Enzo Giardi, 78 anni, accusato dell’omicidio della moglie Piera Ebe Bertini, 77 anni, gravemente malata di Alzheimer. Un delitto che aveva scosso la città di Ravenna e che oggi è tornato al centro della scena giudiziaria con un elemento decisivo: la Corte ha accolto la richiesta della difesa di disporre una perizia psichiatrica sull’imputato, che sarà affidata il 3 luglio al medico Pietro Pietrini di Lucca.

La difesa e la perizia psichiatrica

L’istanza è stata avanzata dagli avvocati Monica Miserocchi e Antonella Monteleone, i quali hanno prodotto due consulenze: una a firma dello psichiatra Michele Sanza, direttore del Dipartimento di Salute Mentale dell’Ausl di Cesena, e l’altra dello psicologo Vittorio Foschini. Entrambi i tecnici descrivono un uomo segnato da una “depressione sotto soglia”, una condizione non clinicamente eclatante ma sufficiente, secondo la difesa, a determinare un distacco parziale dalla realtà nel momento del fatto. Un’alterazione del rapporto con sé e con il mondo tale da spezzare il controllo sulla condotta, pur restando al di sotto della soglia della totale infermità mentale.

Testimonianza dello psicologo

Secondo Foschini, Giardi era un uomo esausto, logorato da sette anni di assistenza continua a una moglie sempre più assente, colpita da una forma degenerativa irreversibile. Il gesto omicida sarebbe scaturito in modo improvviso, durante il consueto rituale della pulizia quotidiana, quando la donna si è accasciata a terra: lì sarebbe esploso il cortocircuito psichico, un momento che lo stesso perito ha paragonato a ciò che “i ragazzi chiamano lo sbrocco”.

Perizia psichiatrica

La perizia psichiatrica servirà a stabilire se, in quel momento, Giardi avesse conservato la capacità di intendere e volere, sia pure in forma attenuata. La linea difensiva si richiama a una recente evoluzione giurisprudenziale – in particolare alla sentenza Raso della Corte di Cassazione – secondo la quale anche uno stato di squilibrio non riconducibile a una malattia psichiatrica può assumere rilievo, se comporta una frattura significativa nel rapporto con la realtà. Su questo punto anche il pubblico ministero Daniele Barberini ha convenuto circa la necessità dell’accertamento, vista l’importanza delle dichiarazioni rese dallo stesso Giardi subito dopo il fatto, quando parlò di “un fulmine a ciel sereno”.

Presenza in Aula 

L’imputato oggi non era presente in aula, dove si è anche registrato un altro elemento rilevante: nessuno si è costituito parte civile, né familiari né associazioni. Eppure nei giorni immediatamente successivi al delitto non erano mancate le prese di posizione, anche istituzionali, che avevano inquadrato l’omicidio come un femminicidio. Oggi, però, questo tipo di qualificazione non è stata più evocata, nemmeno implicitamente.

Prossimi passaggi nel processo

Nel corso dell’udienza la Corte ha disposto l’acquisizione di tutti gli atti già in fascicolo, tra cui i verbali dei carabinieri intervenuti sul posto, la trascrizione della telefonata al 118 con cui Giardi confessò il delitto, documentazione sanitaria sulla vittima e i dati dei telefoni. La difesa ha prodotto anche la dichiarazione con cui i figli hanno rinunciato all’eredità e una scheda Inps che attestava la condizione di non autosufficienza della signora Bertini.

Il processo proseguirà con l’esame dell’imputato e l’audizione dei consulenti, in attesa dell’esito della perizia. Sarà quello, con ogni probabilità, il passaggio decisivo per comprendere fino a che punto Enzo Giardi fosse consapevole del proprio gesto e delle sue conseguenze.