"Molestie verbali ma non violenza sessuale"

Giovane studentessa avvicinata in stazione a Cervia mentre rincasava: per l’uomo arrestato la procura ha ridimensionato il caso a fine indagine

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Era stato rintracciato e arrestato il 10 aprile scorso a Rimini con l’accusa di avere commesso una violenza sessuale il primo giorno di quello stesso mese in stazione a Cervia ai danni di una giovane studentessa che stava aspettando il treno per tornare a casa. Dopo l’interrogatorio di garanzia davanti al gip Andrea Galanti, era tornato libero. Per l’uomo - un cuoco cinquantenne - si è ora chiusa l’indagine con un reato molto più mite tuttavia: le molestie verbali (articolo 660 del codice penale).

Il pm Antonio Vincenzo Bartolozzi, alla luce delle immagini della stazione ferroviaria e di quanto riferito dalla ragazza a inizio giugno in incidente probatorio, ha cioè ridimensionato la vicenda in chiave accusatoria a un mero approccio maldestro.

Ovvero l’indagato, difeso dall’avvocato Giulia Greco, quella sera secondo l’accusa si era seduto su una panchina vicino alla giovane approfittando del fatto che attorno non ci fosse nessuno e che lui fosse molto più grande di lei (da qui una specifica contestata aggravante: quella dell’avere approfittato di circostanze di tempo, di luogo e di persona). Poi aveva iniziato a corteggiarla con modi spicci e vocaboli grevi chiedendole di invitarlo a dormire da lei, facendole apprezzamenti sul suo aspetto fisico, invitandola a baciarlo, a fare sesso con lui ed esplicitando il suo desiderio con una frase a diretto significato sessuale.

Non era però riuscito ad accarezzarle i capelli di lei. E, come restituito dalle immagini delle telecamere invocate dalla stessa difesa, non aveva toccato la giovane su nessuna parte del corpo: un comportamento che alla fine gli ha probabilmente evitato l’accusa di violenza sessuale aggravata. Da parte sua la ragazza sul punto non ha mai espresso certezze su possibili strofinamenti corporei concentrandosi piuttosto sul maldestro approccio verbale dell’uomo. La difesa, che probabilmente confidava in una archiviazione del caso, sarà naturalmente pronta ora a dare battaglia per dimostrare che l’esplicito approccio, per quanto sgradevole, non costituisca un fatto di rilievo penale ma che al massimo abbia a che fare con la trasgressione delle regole del buon gusto e della pacifica convivenza sociale tra individui diversi.

Andrea Colombari