"Monte Tondo, ennesimo studio"

Commissionato dalla Regione, è il primo passo al sì o al no all’espansione della cava. Speleologi contrari

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È stato commissionato dalla Regione lo studio per la valutazione delle componenti ambientali, paesaggistiche e socio-economiche dell’area di Monte Tondo, primo passo in direzione del sì o del no all’espansione della cava, richiesta dalla multinazionale St. Gobain. A occuparsene saranno la ravennate Servin, lo Studio Silva, con sede a Bologna, e la forlivese Sterna per quanto riguarda la parte ambientale, con il geologo Stefano Marabini, faentino, e l’archeologa bolognese Paola Poli. Una decisione su cui la Federazione speleologica regionale già esprime dubbi: l’ammontare della somma messa a disposizione delle cinque realtà che si occuperanno dello studio – 39mila euro, quando il dossier Arpae del 2000 fu sostenuto da ben altre cifre – appaiono "irrisorie per uno studio di quella portata", accusa il presidente degli speleologi Massimo Ercolani.

"La Regione e le amministrazioni locali – continua Ercolani – possono commissionare un ennesimo studio, ma non possono venire meno a quanto stabilito in quelli precedenti. Lo studio Arpa del 2000, formalmente recepito nei piani di attività estrattiva, stabiliva due vincoli: un quantitativo massimo pari a 4 milioni e mezzo di metri cubi di gesso estraibile, nonché i limiti dell’area dove proseguire l’estrazione. Raggiunti questi limiti, che garantivano l’attività per un lasso di tempo sufficientemente lungo per riconvertire il polo produttivo presente a Casola (con i ritmi recenti di estrazione il gesso dovrebbe bastare almeno fino al 2032, ndr), l’attività sarebbe dovuta cessare. Vent’anni fa le parti in causa condivisero un patto, circa l’attuazione di questi vincoli: ora la multinazionale chiede di espandere l’area di estrazione, dimenticando così che i patti vanno onorati. In sostanza, se sarà concesso un ampliamento dell’area estrattiva, si ripartirà, per l’ennesima volta, da un ‘punto zero’, quasi che la cava non sia mai esistita. Questo è il quarto studio sul tema, dopo quelli dell’89, del ‘96 e del 2000, giudicato il più completo possibile. Nessuna valutazione è invece stata fatta per riconvertire l’attività produttiva dell’impianto di lavorazione di Casola". Qualora dallo studio arrivi un via libera all’espansione della cava, sull’ipotesi dovranno poi pronunciarsi molti enti, fra cui Regioni, Provincia, i Comuni di Riolo e Casola, ma anche l’Ente Parco e la Soprintendenza: sono questi ultimi due pronunciamenti quelli in cui gli ambientalisti ripongono più fiducia, considerando i molti vincoli di carattere ambientale e paesaggistico della Vena del Gesso. Uno dei quali, il più importante a livello mondiale, è stato recentemente richiesto dagli stessi enti territoriali, e cioè l’inserimento nell’elenco dei Patrimoni dell’Umanità dell’Unesco.

Filippo Donati