Morì nella discarica travolto dalla pala Chiesto rinvio a giudizio del datore di lavoro

Per l’incidente, costato la vita nel gennaio 2021 al 26enne Christian Vernocchi, si aprirà a fine mese l’udienza preliminare. Il collega che manovrava il macchinario ha patteggiato 11 mesi, archiviate le posizioni di chi lo aveva costruito e di Hera

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Si aprirà a fine mese l’udienza preliminare del procedimento relativo all’incidente sul lavoro che il 14 gennaio 2021 costò la vita al 26enne ravennate Christian Vernocchi. Il giovane, quella sera, stava effettuando lavori di manutenzione a una pala meccanica munita di benna, la quale si sganciò e lui rimase travolto. Su quattro persone inizialmente indagate per omicidio colposo, la Procura ha chiesto il rinvio a giudizio solamente per il datore di lavoro, nella figura del legale rappresentante di Ravenna Chimica, che sarà difeso dall’avvocato Silvia Brandolini. La ditta, per gli adempimenti civilistici tutelata dall’avvocato Alessandra Cavina, ha già risarcito la famiglia del ragazzo.

Il collega della vittima e autista della pala meccanica, che secondo l’accusa operando con negligenza contribuì a causare l’incidente, con la tutela dell’avvocato Monia Socci ha patteggiato una pena (sospesa) a undici mesi. Era invece stata archiviata, già in fase di indagini, la posizione dell’impresa che ha fornito il macchinario (con l’avvocato Carlo Benini), in quanto lo stesso era frutto di un assemblaggio con pezzi non originali. Allo stesso modo, ma a indagini concluse, è uscito dal procedimento anche il legale rappresentante di Hera, a seguito di una memoria dell’avvocato difensore, Guido Camera, tesa a evidenziare l’assoluta estraneità della multiservizi rispetto a quanto accaduto, se non che era proprietaria dell’impianto di via delle Aie che fu teatro della tragedia.

Quella sera fu l’autista e manovratore della pala, con la quale stava effettuando lo stoccaggio dei rifiuti, ad accorgersi della rottura della benna. Lo stesso informò l’azienda che – secondo l’accusa del Pm Cristina D’Aniello – incaricò Christian Vernocchi, un altro dipendente sebbene con mansione di semplice palista, di andare sul luogo a riparare la macchina. E questo dopo le 19, quindi oltre il termine del turno di lavoro.

Vernocchi fu incaricato di sostituire un componente rotto, un pistone o cilindro oleodinamico, coadiuvato dall’autista come manovratore. L’intervento - hanno appurato le indagini – sarebbe stato svolto in assenza di procedure aziendali e attrezzature idonee, nonché in condizioni ambientali sfavorevoli (faceva freddo). Il manovratore non aveva utilizzato il sistema di bloccaggio e, cercando di appoggiare la benna contro un muro tenendola alta da terra, avrebbe sottovalutato il rischio a cui era esposto il collega, il quale nel frattempo da terra si era infilato tra i componenti della pala con motore acceso.

Durante questa procedura la benna si ribaltò, la pala gommata retrocesse di circa un metro e il 26enne fu travolto da queste componenti meccaniche, riportando lesioni mortali. Sebbene inizialmente cosciente, infatti, le sue condizioni si aggravarono irreparabilmente e il trauma addominale riportato gli fu fatale. Oltre all’omicidio colposo, al datore di lavoro sono contestate una serie di violazioni al testo unico sulla sicurezza sul lavoro, per l’omessa valutazione dei rischi e adozione di misure organizzative idonee, nonché per la mancata formazione e qualificazione dei lavoratori per l’esecuzione delle operazioni di riparazione.

Lorenzo Priviato