ROBERTO ROMIN
Cronaca

Moro di Venezia, un’impresa senza tempo

A Palazzo Rasponi delle Teste, fino al 26 settembre, una mostra sulla storica America’s Cup del 1992. Ecco cosa c’è da vedere

Moro di Venezia, un’impresa senza tempo
Moro di Venezia, un’impresa senza tempo

Lenta e costante, ma anche composta e partecipata. È la ‘processione’ dei ravennati – e pure di tanti forestieri – che ogni giorno salgono le scale di Palazzo Rasponi delle Teste, in piazza Kennedy, per visitare ‘Il Moro di Venezia, America’s Cup 1992’. Quasi un doveroso omaggio a Raul Gardini. Anzi, senza quasi. Un tributo silenzioso a chi ha permesso di vivere e toccare con mano l’età dell’oro contemporaneo di Ravenna. Un grazie, ma anche un amarcord – suggestivo ed emozionante – ripercorso attraverso i numerosi cimeli, i video proiettati a ciclo continuo e gli scatti di Carlo Borlenghi, fotografo ufficiale delle sfide italiane in quella storica Coppa America.

È un grazie a Raul Gardini per le notti insonni passate davanti agli schemi di Telemontecarlo, per assistere alla vittoria della Louis Vuitton Cup e alla sfida impossibile dell’America’s Cup. Solo entrando nelle 6 sale allestite a poche decine di metri da quello che era il quartier generale del Gruppo Ferruzzi in via Massimo d’Azeglio, si può percepire l’atmosfera magica di quegli anni a cavallo del 1990. Ed è proprio il video dell’11 marzo del ’90, giorno del varo del Moro a Venezia, che tiene banco nella prima sala.

La regia di Franco Zeffirelli, le musiche di Ennio Morricone, ma soprattutto Raul Gardini, la figlia Maria Speranza e lo skipper Paul Cayard, sospesi in aria e avvolti dalla leggera nebbia del Canal Grande, fanno parte di una coreografia magica. La magnum che Maria Speranza infrange sulla prora, l’affettuoso "Brava Cochi" che Raul rivolge alla figlia più giovane, e la carezza con cui lo stesso Raul accompagna il Moro prima dell’ingresso in acqua, sono la storia di un amore. Il tratto distintivo di tutta la mostra è il sorriso di Gardini, vero, sincero e convinto. Nelle foto, nei ritratti e nei video. Raul non doveva vendere niente. Non doveva ammaliare nessuno.

Solo in una circostanza quel sorriso tanto genuino, lasciò il viso di Raul. Nel famoso reclamo contro il bompresso utilizzato scorrettamente da New Zealand. Sul maxischermo della seconda sala c’è tutta la tenacia del Gardini agonista, che poi si lascia andare ad un siparietto tutto da vedere con Raffaella Carrà. La tecnologia, quella che fece di Gardini un visionario, è il tema della terza sala, dove campeggiano le foto della galleria del vento. Ma è anche la sala degli scritti autografi. Nella teca piazzata al centro, fra le altre, campeggia la famosa lettera ‘mai spedita’ di Raul a Paul Cayard. Gardini che racconta perché ha scelto Cayard; Cayard che racconta il primo approccio di Raul a Palma di Maiorca; Cino Ricci che predice l’effetto vela dopo le imprese del Moro; il celebre "Attenti a quei due" di Minoli in una puntata di Mixer; e l’altrettanto celebre "Bisogna essere italiani, magari di Ravenna, per realizzare una cosa del genere" proferito ancora da Raul, sono gli elementi del video della sala n.4.

Nell’antologia proposta dal piccolo schermo ci sono anche le immagini del 6 giugno ’92, giorno della festa in piazza del Popolo col sindaco Dragoni. Il modellino del Moro di Venezia in scala 1:24 campeggia nella sala n.5, mentre nell’ultima sala è stato allestito un virtuale salottino nel quale fa bella mostra di sé, fra gli altri, l’abbigliamento tecnico e di rappresentanza con l’iconico logo del leone che ruggisce. ‘Il Moro di Venezia, America’s Cup 1992’ è aperta fino a martedì 26, a ingresso libero, tutti i gironi feriali dalle 16 alle 20; sabato, domenica e festivi dalle 11 alle 20.