Morta a 67 anni la prof Flavia Montanari, apprezzata insegnante di lettere al Classico

Lascia il marito Paolo Gagliardi. La cerimonia funebre è domani. nella chiesa S. Francesco di Paola

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Quando l’amico Paolo Gagliardi ha scritto sul suo profilo Facebook “siamo stati sposati per quarantatré anni e insieme per tre”, sulle prime non avevo capito della scomparsa a 67 anni della moglie Flavia Montanari, apprezzata e conosciuta insegnante di materie umanistiche al liceo classico Trisi-Graziani, avvenuta sabato scorso. Poi, vedendo l’istantanea di Flavia a corredo del post, ho compreso che quell’immagine d’una giovinezza sorridente, quella ragazza che aveva negli occhi la musica della vita, non era più. Le immagini restano, eterne, sospese nella melodia infinita del ricordo, struggenti di emozioni. Quelle che hanno attraversato una vita, riempiendo i giorni, le ore, anche quelle più buie, poiché a volte la giovinezza le lascia salire anzitempo sul palcoscenico a interrompere la nostra recita, cancellandone le parole. E si può vivere di giovinezza anche se si è del ’55 com’era lei, perché la giovinezza è un gomitolo colorato che si srotola cadendo dalle scale, uscendo sulla strada, inseguendo le pendenze delle vie. E in quelle strade è passata Flavia, e ancora se ne può cogliere la sfumatura del corpo, la musica lieve dei passi. Quarantatré e tre s’è svolto quel gomitolo che pensiamo debba durare sempre, lasciando agli altri l’onere del morire. Quarantatré e tre di grandi e piccole cose, nell’illusione dell’unicità destinata a sopravvivere a tutto. Sai, caro Paolo, si va avanti, osservandosi ogni giorno allo specchio immutabile della gioventù, lasciando agli altri l’incarico dello scoprire l’offesa delle prime rughe, dei primi capelli bianchi. Che siano gli altri a vedere, non noi, racchiusi nella magnifica, immobile promessa dell’attimo. E poi accade che una scheggia arrivi, a tradimento, in quella trincea che l’amore aveva con pazienza e tenacia costruita.

Chi, come te, s’aggira per cimiteri alla ricerca di storie, di memorie, di volti ormai dimenticati, comprende alla perfezione il valore unico dell’esistenza e dei mille piccoli momenti che la compongono. E sa di non poterne fermare la fine, ma solo viverla sino in fondo con la medesima giovinezza. Come avete fatto tu e Flavia, e come farete nell’ultimo saluto nella chiesa lughese di San Francesco di Paola, domani alle 14.

Paolo Casadio