ANDREA COLOMBARI
Cronaca

Morta dopo un’iniezione cervicale, l’amica: “Faceva quella puntura ogni sei mesi”

Morta a 44 anni dopo infiltrazione: l’amica non crede alla possibilità di uno choc allergico. Ieri eseguita l’autopsia, entro 60 giorni le conclusioni. Attesa la madre dal Venezuela

Il tribunale di Ravenna; sopra, un’iniezione cervicale (foto di repertorio)

Il tribunale di Ravenna; sopra, un’iniezione cervicale (foto di repertorio)

Ravenna, 7 maggio 2025 – “Non era certo la prima volta: quella iniezione per i dolori cervicali, lei la faceva ogni sei mesi. Così da anni”.

E già queste parole di una sua cara amica e collega - Rudi Rudina, da vent’anni cameriera al ristorante ’La Gardèla’ -, sarebbero in grado di annullare una delle ipotesi formulate a caldo: lo choc anafilattico. Sull’improvvisa morte di Marianny Mayling Campos Justianiano, la 44enne di origine venezuelana da anni residente a Ravenna deceduta tra il 29 e il 30 aprile a poche ore da un’iniezione cervicale, i dubbi restato tanti. Gli inquirenti confidano sui risultati dell’autopsia eseguita ieri mattina dal medico legale bolognese Matteo Tudini incaricato dal pm Francesco Coco nell’ambito del fascicolo aperto contro ignoti per omicidio colposo.

Sessanta i giorni di tempo per capire come mai la 44enne dopo quella puntura in un ambulatorio di Ravenna, sia dovuta ricorrere al pronto soccorso e da qui indirizzata in una clinica del comprensorio lughese specializzata in crisi cardiache. Ma la situazione era ormai compromessa. Certo: le ipotesi sono varie. Tuttavia è chiaro che gli investigatori puntino a scandagliare eventuali nessi causali con quella puntura.

“Mayling ha sempre avuto problemi, con i dolori cervicali”. Una situazione probabilmente influenzata dal tipo di lavoro che svolgeva: “Lavorava nel settore della ristorazione. Faceva la cameriera, la barista, l’aiuto cuoca. E per un po’ ha lavorato come volontaria in ospedale. Ogni tanto si lamentava per i dolori alla cervicale: le veniva pure il mal di testa. Prendeva anche medicine”. A conti fatti nel settore, “un po’ tutti abbiamo la cervicale e problemi alla schiena”.

Le due si conoscevano “dal 2009, abbiamo pure lavorato per un po’ assieme. Era arrivata qui come tutti noi: per avere un futuro (io sono albanese). Festeggiavamo i compleanni assieme, ci siamo un po’ perse di vista quando lei si è fidanzata, ma questo è normale”.

A Ravenna la 44enne non aveva familiari: la madre è attesa a breve dal Venezuela. Aveva però tanti amici e un fidanzato “che le è stato vicino fino alla fine, anche in obitorio. Il primo a dirmi cosa le è successo, è stato mio fratello: non ci credevo, mi sembrava davvero incredibile: lei era sana, non beveva e non fumava. Al suo ragazzo hanno parlato di ictus: per me non c’entrano né quello né allergie. Mi auguro che se qualcuno ha sbagliato, si prenda le proprie responsabilità”.